Il mutuo per la casa? Servono quasi 18 anni di stipendio
Per il mercato immobiliare il 2017 è stato un anno positivo, che conferma un trend già avviato, specie per il settore residenziale in cui il terzo trimestre dello scorso anno, secondo i dati dell’Osservatorio dell’Agenzia delle Entrate, rappresenta l’undicesimo trimestre consecutivo di crescita in termini di volumi delle compravendite, registrando un +6,3% sull’anno prima. Tra i fattori che hanno contribuito a creare un clima oggi migliore rispetto a quello osservato negli anni passati vengono annoverati sia il prezzo degli immobili rimasto stabile che i tassi di interesse dei mutui, attestati ai minimi. Mutui che per essere estinti, secondo l’analisi condotta da Facile.it e Mutui.it, necessitano in Italia mediamente di 17 anni e 10 mesi di stipendio, considerando che ogni famiglia cerca di destinare a questa spesa circa il 24% del proprio reddito annuale.
Secondo l’analisi, a distanza di quattro anni, è aumentato il valore temporale. Infatti nel 2013 le famiglie che chiedevano un mutuo per la prima casa dovevano destinare alle banche in media 16 anni e 10 mesi di stipendio. L’aumento del periodo però non risulta essere un indicatore negativo poiché non coincide con una quota di reddito mensile da destinare alle banche più alto – che nel 2013 era il 27% -, bensì con un aumento della cifra che le famiglie richiedono, infatti se nel 2013 si ambiva ad un prestito di 123.583 euro, nel 2017 la richiesta è aumentata a 133.456 euro. Il dato sintetizza le ampie differenze che, sempre ipotizzando che il 25% dello stipendio mensile sia destinato alla spesa per il mutuo per la prima casa, caratterizzano le regioni italiane, il cui gap può arrivare ad oltre sette anni, come quelli che emergono nel confronto tra Campania in cui occorrono 21 anni di stipendio e Friuli Venezia Giulia, solo 13 anni e 10 mesi. Il sud, in cui si include anche il Lazio con 20 anni e tre mesi, si caratterizza per tempi di pagamento maggiori rispetto al nord Italia, ma questo non sembra scoraggiare più gli acquirenti infatti, secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate dell’ultimo trimestre 2017, i tassi di crescita maggiori si sono registrati proprio nelle regioni meridionali, +9,3%.