Quanto guadagnano i laureati (per ateneo frequentato)
Possedere una laurea ripaga, almeno è quanto sostengono numerose ricerche, come si evince nella 24esima edizione del Rapporto sulle Retribuzioni in Italia stilato da OD&M Consulting, secondo cui i laureati con esperienza di 1-2 anni guadagnano il 9,4% in più dei diplomati fino a 5 anni di pratica alle spalle o, ancora, secondo l’Osservatorio JobPricing in collaborazione con Spring Professional, che indaga le prospettive di carriera dei maggiori atenei italiani, i neolaureati guadagnerebbero tra gli 11.900 e i 13.300 euro in più dei coetanei diplomati, includendo anche il gap, a favore dei secondi, che c’è nel tasso di occupazione giovanile tra laureati e diplomati.
Nella sua ultima revisione il report stila una classifica delle facoltà che assicurerebbero livelli retributivi maggiori una volta entrati nel mondo del lavoro, tra questi le aree scientifiche si confermano ai primi posti. In particolar modo – se si analizza la fascia di età tra i 25 e i 34 anni – biologi, giuristi, fisici e medici sono coloro che percepiscono stipendi maggiori, che arrivano a 35.410 euro guadagnati dai laureati in scienze biologiche, mentre agli ultimi posti figurano gli studenti di lingue (25.277 euro) e scienze pedagogiche e psicologiche (25.242 euro). L’Osservatorio JobPricing e Spring Professional si focalizza anche su quale Ateneo, a prescindere dal corso di laurea portato a termine, garantisca guadagni più elevati già dalla prima esperienza lavorativa. Fino ai 34 anni, sono gli ex studenti Bocconi a percepire lo stipendio maggiore, 35.500 euro lordi annui, seguiti da coloro che hanno frequentato il Politecnico di Milano, 32.905 di euro, e i laureati alla LUISS Guido Carli, 32.870, mentre la media nazionale è pari a 30.480 e in coda alla classifica c’è l’Università degli studi di Messina con meno di 29.000 euro. Con una variazione dello stipendio medio che tra la fase giovanile e quella matura, quindi dopo i 45 anni, può aumentare dal 79% della LUISS all’80% della Bocconi, fino all’87% della Cattolica.
Quindi dalla classifica risulta che le università che possono garantire migliori stipendi e anche una più alta prospettiva di crescita, sempre dal punto di vista economico, siano quelle private i cui ex studenti guadagnano in media 6.500 euro in più dei laureati negli atenei pubblici. In generale velocità nel reperire lavoro e livello della retribuzione sono fattori importanti – ma non gli unici visto il peso fondamentale che dovrebbe avere l’attitudine personale – nella scelta sia della facoltà che dell’ateneo, senza trascurare il costo economico, comunque ingente in molti casi. Secondo gli ultimi dati di Federconsumatori infatti – essendo le rette universitarie calcolate in base a cinque fasce di reddito sul valore Isee – una famiglia in seconda fascia (che ha un reddito fino a 10 mila euro) con un figlio che studia all’università, ma continua a vivere nella casa dei genitori affronta una spesa media di 1.425,63 euro annui, costo comprensivo di tasse, libri e trasporto, che aumenta a 1.668,82 euro annui per nuclei in terza fascia (con reddito fino a 20 mila euro). Per dare una misura della convenienza dello studio, l’Osservatorio su dati del 2016 ha evidenziato il University Payback Index, ovvero l’indice che esprime gli anni necessari a ripagare gli investimenti sostenuti nel periodo universitario, includendo sia tasse e spese per libri e affitti nel caso di studenti fuorisede, sia i mancati introiti, cioè la retribuzione che lo studente avrebbe ottenuto se nello stesso periodo avesse lavorato con il solo diploma. Dalla classifica emerge che, prendendo in considerazione studenti in sede, i laureati al Politecnico di Milano impiegano meno anni degli altri a recuperare i soldi investiti, con “soli” 12,6 anni, seguiti da coloro che hanno frequentato la Bocconi, 13,2 anni, e la Cattolica, 13,8 anni.