Export italiano ancora in crescita nel 2018
La performance «brillante» delle esportazioni italiane nel 2017 non è un successo isolato, ma conferma la forza del nostro export, afferma il gruppo Sace, sottolineando «che dalla crisi del 2008 è stato in grado di riadattarsi, migliorare la qualità, aumentare la specializzazione e orientarsi sempre più verso mercati a maggior potenziale». Si stima per il 2018 un’ulteriore crescita, seppure ad un ritmo lievemente più basso rispetto allo scorso anno.
Quest’anno, insomma, le esportazioni italiane continueranno ad avanzare (+5,8%) proseguendo la performance positiva del 2017 (+7,4%). Il trend, poi, nel triennio successivo 2019-2021 (+4,5% medio annuo), sfiorando i 500 miliardi di euro già nel 2019 e superando i 540 miliardi nel 2021. Crescerà inoltre l’export di servizi, che dovrebbero raggiungere i 116 miliardi di euro. Per quanto riguarda i principali mercati di sbocco, anche quest’anno si riveleranno trainanti quelli che lo sono stati già l’anno scorso: «la performance migliore – è la previsione del Sace – è attesa per l’Asia (+8,4%) con Cina, India e Indonesia in prima linea; l’America Latina (+7,5%) con una ripresa degli scambi con il Brasile; e l’Europa emergente (+7%) in primis la Russia, pur con tutte le cautele legate al tema delle sanzioni internazionali. Positive le prospettive per il nostro export anche nel Nord America (6,1%), nell’Africa subsahariana (+5,4%), nell’Europa avanzata (+4,8%) e in Medio Oriente e Nord Africa (+4,7%). Nel 2019-2021, l’export italiano “rallenterà” la sua corsa in media (+4,5%) in modo omogeneo in tutte le aree».
Un capitolo che, alla luce anche dell’esito dell’ultimo G7, sembra preoccupare è quello relativo alla possibilità di una guerra commerciale. Possibilità che, secondo il Sace, è comunque difficile si verifichi: «Sebbene il rischio che si scateni una vera e propria guerra commerciale sia piuttosto limitato (probabilità nell’ordine del 5-10%), gli effetti di una simile escalation potrebbero essere molto forti sia a livello globale che a livello dei singoli Paesi coinvolti. I primi impatti si avrebbero sulla crescita globale, che rallenterebbe al 2,8% nel 2018 (3,3% nello scenario base) e nel 2019 scenderebbe a 2,1% (da 3%). Anche il commercio mondiale rallenterebbe da 4,2% nel 2018 (5,2% nello scenario base) e crollerebbe nel 2019 al 2,4% (da 4,4%). L’economia cinese registrerebbe un lieve rallentamento, con un tasso medio del 5,7% nel biennio 2018-19, mentre per gli Stati Uniti sarebbe un vero boomerang con un tasso medio dell’1,8% nel biennio. In questo scenario alternativo, l’export italiano risentirebbe del calo della domanda dei Paesi più interessati dalle misure – Stati Uniti e Messico in primis – perdendo quasi due punti percentuali nel 2018 (da 5,8% a 3,9%) e oltre 3,5 punti l’anno successivo (da 5,2% a 1,6%)».