L’ultimo dei tabù
Sono stata bambina negli anni Novanta e adolescente nei primi Duemila, ciò significa che ho vissuto quasi per intero – mi son scappati gli anni Ottanta, per fortuna – la stagione lunghissima della santificazione dell’abbronzatura, l’esaltazione massima della doratura corporea e la tiratura illimitata delle terre e degli autoabbronzanti, prima che si ri-brandizzassero come bronzer, highlighter e pure “Lava Gold”, nel caso di quel genio di Rihanna. Ho vissuto insomma almeno un decennio abbondante in cui abbronzarsi era ritenuto una pratica sacrosanta, sinonimo di benessere e sexytudine, un periodo storico in cui i bikini fluo, persino il topless, venivano caldamente incoraggiati, quando non propugnati con insistenza, da pubblicità, magazine e personaggi celebri perché mettessero in risalto il colorito della bella stagione.
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