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Economia in affanno e diseguaglianze sociali, un punto sull’Italia

La crescita rallenta, i consumi frenano e sette italiani su dieci (secondo l'ultima fotografia del Censis) sostengono che si stava meglio prima
di Redazione

«Se dovesse scattare l’aumento dell’Iva da gennaio 2019 il Pil frenerebbe allo 0,6% facendo schizzare i prezzi al consumo al 2,2-2,6% e impattando sui consumi che frenerebbero allo 0,3%». L’allarme emerge da un’analisi dell’ufficio studi di Confcommercio sull’andamento e sulle prospettive economiche alla luce delle misure della legge di bilancio presentata in occasione del convegno Meno tasse per crescere che si è tenuto a Roma mercoledì 26 settembre. Confcommercio ha stimato l’impatto delle singole misure allo studio del governo, ma in generale prevede un rallentamento del ciclo economico: il Pil nel 2018 frenerebbe all’1,1% nel 2018 e all’1% nel 2019. Tale rallentamento si rifletterebbe poi sui consumi, che si attesterebbero allo 0,9% nel 2018 e allo 0,8% nel 2019.

I dati di Confcommercio stupiscono fino a un certo punto. I consumi hanno registrato trend al ribasso negli ultimi tempi, la produzione industriale un calo piuttosto marcato. Per il 2018, anche Confesercenti teme un aumento dei consumi dell’1%, in frenata: sarebbe il peggior risultato dal 2014. Sulla stessa lunghezza d’onda l’agenzia di rating Standard & Poor’s, che ha tagliato le stime sul Pil dell’Italia a +1,1% nel 2018, dal +1,3% previsto a luglio. E ancora: +1,1% nel 2019 (da +1,2%), per poi rallentare ulteriormente a +1% nel 2020 e a +0,9% nel 2021. Il nostro è il paese le cui stime fanno presagire una crescita inferiore rispetto a quella che potranno registrare gli altri dell’Eurozona, nonché l’unico a rallentare tra i G7 secondo l’Ocse.

Quali conseguenze sugli italiani provocano le condizioni macroeconomiche certo non esaltanti? L’ultima fotografia del Censis (in collaborazione con Conad), Miti del rancore, miti per la crescita: verso un immaginario collettivo per lo sviluppo, descrive un’Italia malconcia che ancora sta pagando lo scotto della crisi economica. L’analisi, presentata anch’essa il 26 settembre, mostra un paese che nutre un forte disagio per il presente, ha una grande nostalgia del passato (7 italiani su 10 sostengono che si stava meglio prima) ed è incapace di investire nel proprio futuro. Le ragioni sono tante: dalla bassa natalità (dal 1951 a oggi si sono persi 5,7 milioni di giovani), alla progressiva scarsità di reddito (rispetto alla media della popolazione, le famiglie giovani, con meno di 35 anni, hanno un reddito più basso del 15% e una ricchezza inferiore del 41%), dalla crisi sociale allo smarrimento della cultura del rischio personale.

 

1 Commento per “Economia in affanno e diseguaglianze sociali, un punto sull’Italia”

  1. […] il clima generale non sia dei migliori, torna a crescere la fiducia dei consumatori settembre. Ma cala quella delle imprese. A settembre […]

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