Cambiamento climatico, l’allarme dell’Onu
È un campanello d’allarme il nuovo rapporto climatico dell’Onu, presentato oggi in Corea del Sud e prodotto dall’IPCC, la commissione dell’Organizzazione dedicata ai temi del riscaldamento globale, a cui hanno preso parte per due anni di lavoro 91 studiosi e 44 paesi. Il testo, steso al fine di definire le linee guida future in ambito ambientale, indica come limite del surriscaldamento globale un aumento di 1,5 gradi, considerato dagli esperti la soglia massima di sicurezza per avere effetti quantomeno gestibili. Gli scienziati dell’IPCC nell’incontro rivedono la soglia dei due gradi già sottoscritta nell’Accordo sul Clima di Parigi del 2015.
Per far sì che si resti al di sotto dell’aumento di 1,5 °C per quanto riguarda la temperatura media mondiale, secondo gli esperti bisognerebbe lavorare su aspetti quali l’energia, le industrie e le infrastrutture, tramite la riduzione di emissione di CO2, la preferenza verso fonti di energia rinnovabile e cessare del tutto il consumo di carbone, dato che, stando alle stime, con i ritmi attuali la soglia della temperatura consigliata si raggiungerebbe già dal 2030. Bisogna tenere conto del fatto che le emissioni inquinanti prodotte dall’uomo hanno già causato l’innalzamento di un grado della temperatura globale da prima della rivoluzione industriale a fine 1800.
Il rapporto, oltre ad offrire soluzioni strutturali, stima che a livello economico l’investimento necessario al raggiungimento dell’obiettivo corrisponderebbe ad una spesa annua del 2,5% del Pil mondiale per i prossimi 20 anni, secondo i calcoli circa 2 mila miliardi dal 2016 al 2030 sarebbero destinati solo per quel che riguarda i sistemi energetici. Sebbene l’investimento per contrastare il riscaldamento globale sia alto e difficile da raggiungere, le ripercussioni monetarie non sono però le uniche citate dal rapporto, né tantomeno le più preoccupanti, infatti gli esperti dell’Onu, pur non volendo creare allarmismi, spiegano i reali rischi che si avrebbero con un aumento anche di mezzo grado centigrado rispetto al limite suggerito: si potrebbe assistere alla scomparsa delle barriere coralline e dei loro ecosistemi marini, il livello dei mari si alzerebbe a livello globale di 10 centimetri, con conseguenze sulla vita di milioni di persone che vivono lungo le coste, gli oceani subirebbero in modo ancora più intenso i processi di acidificazione rispetto agli attuali, con conseguenze molto gravi per la flora e la fauna marina, nonché il clima vedrebbe estati più torride ed eventi climatici estremi, che causerebbero problemi alle coltivazioni.