La violenza contro le donne: se il problema è soprattutto culturale
All’indomani della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e delle tantissime iniziative a sostegno, si possono fare i conti con quanto effettivamente l’obiettivo di sensibilizzare sul tema stia riuscendo. Come ricorda una delle campagne lanciate per l’occasione quest’anno, Non è normale che sia normale, la violenza sulle donne, fisica o psicologica che sia è prima di tutto un problema culturale che si deve combattere educando gli uomini a rispettare la donna, e abituando le donne a rispettarsi. Quella della violenza contro le donne è una realtà a cui ormai siamo abituati – solo nei primi nove mesi del 2018 la Polizia ha accertato 32 casi di femminicidio -, e l’errore sta proprio nel considerarlo inevitabile, nel ritenere che una donna debba convivere ed accettare la paura che consegue, invece di contrastare omicidi e maltrattamenti con l’educazione, con politiche sociali e con insegnamenti civici che possano agire e istituzionalizzare il rispetto sin dai bambini. Insegnando il giusto comportamento, questo verrà naturalizzato e la violenza ne uscirà sconfitta, come deve essere.
Il problema si sottolinea però nel momento in cui la macchina della sensibilizzazione, in moto ormai da qualche anno – ufficialmente la ricorrenza è stata istituita dall’Onu nel 1999, in Italia si celebra dal 2005 – mentre i risultati sulle nuove generazioni non sono così positivi come ci si potrebbe aspettare: i pregiudizi di genere sono vivi nei più giovani e nei più istruiti, sfatando il mito della relazione tra maltrattamento e ambiente sociale disagiato.
Secondo una ricerca che Ipsos ha fatto per il Dipartimento per le Pari Opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, emerge che il 62% dei giovani under 26 sono concordi con l’idea che le donne possono anche studiare e lavorare, ma è bene che pensino soprattutto ai figli, (con la media nazionale al 44% di accordo) e una delle affermazioni con cui i giovanissimi si trovano più in accordo è quella riguardante la sfera lavorativa secondo cui le donne usino la propria bellezza per fare carriera. Una recente indagine condotta da Nielsen conferma che gli stereotipi di genere sono ancora marcati e che situazioni di normalità favoriscono episodi di violenza e sopraffazione domestica: il 48% degli uomini italiani è in accordo con la divisione dei compiti, che prevede la donna in cucina e l’uomo a lavoro.
Nella ricerca dell’Ipsos comunque gli intervistati si trovano in accordo con stereotipi che rilegano la donna ai compiti di cura: il 53% ritiene che le donne con bambini piccoli non debbano lavorare, mentre per quel che riguarda l’istruzione è ancora forte la convinzione secondo cui è meglio che i ragazzi, in quanto futuri capofamiglia, si orientino verso percorsi di studio che assicurano lavori remunerativi, mentre le ragazze verso studi con sbocchi professionali legati alla cura delle persone o all’insegnamento. L’educazione al rispetto deve radicarsi nella cultura degli italiani, che in maggioranza – il 75% – ritiene che le misure adottate dallo Stato per combattere il fenomeno siano considerati inefficaci.