I «costi nascosti» del consumo di suolo
Ogni secondo due metri quadri di suolo vengono coperti artificialmente, in Italia. A rivelarlo è l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Dati che vale la pena ricordare in occasione della Giornata mondiale del suolo, istituita dalla Fao (iniziativa quest’anno dedicata all’inquinamento del suolo, che secondo l’organizzazione è dovuto principalmente alle attività umane). Il consumo di suolo ha un costo economico – la stima è di due miliardi di euro l’anno –, dovuto alla perdita di servizi ecosistemici.
All’aumento del suolo coperto artificialmente, infatti, corrisponde una diminuzione della C02 stoccata nel terreno (questo perché la terra è in grado di assorbire l’anidride carbonica che provoca l’effetto serra) e dell’acqua che non viene più filtrata. Secondo la Commissione europea, a causa del territorio perso e impermeabilizzato, ogni anno 200 milioni di metri cubi di acqua non vengono trattenuti dal suolo, causando l’aumento delle probabilità che si verifichi un alluvione.
Si tratta inoltre di una questione di sicurezza. A cui va aggiungo l’aumento di temperatura, pari a 0,6 gradi in media in più d’estate per ogni 20 ettari consumati per kmq. Tornando al rapporto annuale 2018 dell’Ispra (ne parlammo già qui) si scopre, che «il confronto tra i dati 2016 e 2017 evidenzia che il 6,1% (318 ettari) del suolo consumato in questo periodo è avvenuto proprio nelle aree a pericolosità da frana, con un incremento percentuale medio dello 0,12%. Circa 24 ettari sono stati consumati in questo periodo in aree a pericolosità molto elevata (P4), 47 in aree a pericolosità elevata (P3). Tra le Regioni, la Valle D’Aosta e il Trentino-Alto Adige hanno avuto un incremento di suolo consumato dello 0,4% in aree a pericolosità molto elevata (P4)».
Dagli anni ’50 al 2017, in Italia, la copertura artificiale del suolo è passata dal 2,7% al 7,65% (un incremento del 180%), raggiungendo 23.063 kmq. Non sempre il consumo del suolo è dovuto all’aumento demografici: si registra un consumo maggiore laddove la popolazione diminuisce o rimane stabile. L’Unione europea e le Nazioni unite hanno chiesto ai paesi di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050, di allinearlo alla crescita demografica e di non aumentare il degrado del territorio entro il 2030.