La crescita è lenta, ma l’export tiene (dazi permettendo)
L’Istat rivede le stime di crescita al ribasso rispetto a quelle diffuse il 30 aprile. Esportazioni ancora in aumento quest’anno, ma una guerra commerciale avrebbe conseguenze negative anche sul Made in Italy
di Redazione
Crescita sì nella prima parte dell’anno, ma a rilento. E soprattutto il dato in termini tendenziali è negativo, il peggiore da cinque anni. L’Istat rivede al ribasso le stime sul Pil: nel primo trimestre del 2019 il Prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,1% nei confronti del primo trimestre del 2018. La stima della variazione congiunturale del Pil diffusa il 30 aprile 2019 era stata di +0,2% e quella tendenziale di +0,1%. Il primo trimestre del 2019 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e due in meno rispetto al primo trimestre del 2018. La variazione acquisita per il 2019 risulta nulla, afferma l’Istat.
«L’ampio contributo positivo della domanda estera netta riflette il marcato calo delle importazioni, a fronte di un limitato incremento delle esportazioni. Dal lato della domanda interna, vi è stato un lieve apporto positivo sia dei consumi, sia degli investimenti (in particolare per la componente delle costruzioni), più che compensato da quello negativo delle scorte. L’input di lavoro è cresciuto a un ritmo superiore a quello dell’attività: le ore lavorate sono aumentate dello 0,7% e le unità di lavoro dello 0,4%».
L’importanza dell’export è confermata dal rapporto di Sace Simest, secondo cui l’andamento delle esportazioni chiuderà il 2019 con una crescita del 3,4% dopo il +3,1% dell’anno scorso, spinte protezionistiche e guerre dei dazi permettendo.
Rispetto al trimestre precedente, prosegue l’Istat, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano aumenti, con una crescita dello 0,2% dei consumi finali nazionali e dello 0,6% degli investimenti fissi lordi. Le esportazioni sono cresciute dello 0,2%, mentre le importazioni sono diminuite dell’1,5%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per +0,2 punti percentuali alla crescita del Pil: +0,1 punti i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, +0,1 punti gli investimenti fissi lordi e un contributo nullo la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). L’apporto della domanda estera netta è risultato positivo per 0,5 punti percentuali. Per contro, la variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla variazione del Pil per 0,6 punti percentuali.
Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto dell’agricoltura e dell’industria, cresciute rispettivamente del 2,9% e dello 0,9%, mentre il valore aggiunto dei servizi è diminuito dello 0,2%.