Nella lotta al climate change sono importanti visibilità e fiducia
A sostenerlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Bologna, della Georgia State University e della Princeton University
di Redazione
Uno dei grandi temi del nostro secolo è la lotta al cambiamento climatico. Tra le tante iniziative adottate per contrastarlo, ce n’è una (nuova) suggerita da uno studio condotto a livello internazionale, che osserva che «l’adozione di scelte per la riduzione delle emissioni è maggiore dove questi comportamenti virtuosi sono più visibili e nei contesti in cui ci si aspetta che altri faranno lo stesso».
«I cittadini sono spinti a compiere azioni utili per l’ambiente quando la loro visibilità è alta a livello locale», spiega lo studio realizzato dai ricercatori dell’Università di Bologna, della Georgia State University e della Princeton University, pubblicato sulla Review of Environmental Economics and Policy. Qualche esempio? I pannelli solari sono più diffusi nei quartieri e nelle zone dove le abitazioni, dotate di pannelli, sono più visibili. Oppure: si conta un maggior numero di automobili ibride laddove «circolano modelli che esistono solo nella versione ibrida, cioè immediatamente riconoscibili come “auto ecologiche”», spiegano gli autori dello studio Stefano Carattini, Simon Levin e Alessandro Tavoni.
«Come dimostrano le difficoltà che emergono quando si cerca di stabilire e far rispettare accordi a livello internazionale – si legge nel comunicato stampa diffuso per annunciare la pubblicazione dello studio – dare impulso ad azioni comuni per la lotta al cambiamento climatico non è affatto semplice. Per almeno due motivi: i benefici che derivano dal comportamento virtuoso di un singolo attore – che sia una persona o uno stato – vengono goduti anche da chi non ha adottato lo stesso comportamento, e l’effetto di questi benefici non è comunque immediato, ma andrà ad influenzare soprattutto le generazioni future».
La domanda che si sono posti i ricercatori è la seguente – «Come fare allora per superare questi ostacoli e arrivare ad una cooperazione diffusa che possa portare alla riduzione delle emissioni?» –, per la quale hanno trovato una possibile risposta: «Un potenziale ancora poco sviluppato è quello delle azioni locali», spiega lo studio. «Il comportamento delle persone è influenzato infatti dalle “norme sociali” che prendono forma intorno a loro: come agiscono i vicini, i conoscenti, i colleghi, cosa succede e come si trasforma l’area in cui vivono. E questo vale anche per i comportamenti legati ai cambiamenti climatici, nonostante la dimensione globale del problema».
«Se prendiamo ad esempio due azioni di riduzione delle emissioni come l’installazione di pannelli solari o l’acquisto di un’auto ibrida – spiega Alessandro Tavoni – notiamo che le persone sono più invogliate a scegliere queste soluzioni se vedono che altri nella loro cerchia sociale le hanno già adottate». Si tratta di «un meccanismo di imitazione che può essere sfruttato anche in modo attivo per favorire comportamenti virtuosi».
I ricercatori aggiungono che «il passo successivo, a questo punto, è diffondere le azioni virtuose per la riduzione delle emissioni su contesti più ampi. Ed è qui che, accanto alla visibilità, entra in campo un altro elemento decisivo: la fiducia. “Nei paesi in cui il livello di fiducia reciproca è alto, sono maggiori le azioni intraprese dai singoli cittadini per la riduzione delle emissioni”, dice infatti Tavoni. “Questo perché ci si aspetta che i propri concittadini, e magari anche i cittadini di altri paesi, si impegneranno allo stesso modo per favorire il bene comune”. Alcuni studi, ad esempio, hanno mostrato come cittadini svedesi o svizzeri siano disposti a versare un contributo per mitigare gli effetti del cambiamento climatico se convinti che ci sia un’alta percentuale di persone nel loro paese che farebbe lo stesso».
«Quando si parla di azioni per contrastare il cambiamento climatico, del resto, la fiducia (o la sua mancanza) è decisiva anche nelle relazioni internazionali e nelle complesse trattative per raggiungere accordi condivisi. A questo livello, l’analisi dei ricercatori mostra che una soluzione efficace è l’annuncio da parte di un paese o di un gruppo di paesi di azioni significative per la riduzione delle emissioni. Queste scelte politiche, infatti, finiscono per influenzare gli altri stati, che a loro volta decidono di intraprendere azioni simili. Un esempio viene dall’Irlanda, che ha annunciato poche settimane fa di essere pronta a far salire la tassa sull’anidride carbonica fino ad 80 euro per tonnellata di CO2: uno dei numeri suggeriti nel recente rapporto sul clima firmato da Nicolas Stern e Joseph Stiglitz».