Usa 2020. La politica e il Super Bowl
Circa dieci milioni di dollari a testa: è quanto hanno speso Donald Trump e Michael Bloomberg per il passaggio di alcuni spot durante l’evento sportivo dell’anno
di Redazione
Con il Super Bowl che si è giocato nella notte (in Italia) tra domenica e lunedì, è cominciata una settimana che sarà fondamentale per gli Stati Uniti. Perché a seguito dell’evento sportivo dell’anno, stanotte prenderà il via la stagione delle primarie con il caucus in Iowa. Martedì sarà il giorno in cui il presidente Donald Trump pronuncerà il suo discorso sullo Stato dell’Unione, mercoledì si chiuderà al Senato il processo di impeachment (con assoluzione per l’inquilino della Casa Bianca).
Agenda fitta di impegni, dunque. Ma torniamo al Super Bowl, che nell’anno elettorale 2020 ha registrato alcuni spunti interessanti. La partita disputata all’Hard Rock Stadium di Miami è stata vinta dai Kansas City Chiefs, tornati a vincere il campionato NFL dopo 50 anni, grazie alle giocate del quarterback, Patrick Mahomes. Il risultato è stato di 31 a 20 per i Chiefs in rimonta sui San Francisco 49ers. L’half times show – con protagoniste Jennifer Lopez e Shakira – è stato tra i più apprezzati degli ultimi anni. Ma l’altro aspetto importante del Super Bowl è, al solito, la messa in onda degli spot tv.
Essendo l’evento sportivo più seguito – ogni anno tiene incollati davanti al televisore milioni di spettatori e appassionati –, uno spazio pubblicitario di trenta secondi durante la diretta del Super Bowl può arrivare a costare fino a cinque milioni di dollari. Ma nell’ultima edizione non sono passati solo spot di grandi aziende – da Amazon a Facebook, passando per Audi e Pepsi –: a far discutere sono stati gli ads politici di Michael Bloomberg e Donald Trump, in ottica presidenziali. Si stima abbiano speso ciascuno una cifra che si aggira attorno ai dieci milioni di dollari. L’ex sindaco di New York ha incentrato il suo annuncio su un tema tanto dibattuto quanto controverso in America: la prevenzione alla violenza con armi da fuoco. Trump ha invece esaltato i risultati ottenuti in ambito economico. Spot che si rivolgono evidentemente a target molto diversi, emotivo il primo, concreto e molto più tradizionale per stile comunicativo il secondo.
Ma la carta emotività l’ha giocata pure Trump, con un secondo spot dedicato alla riforma della giustizia penale volta a maggiori opportunità di reinserimento sociale per i detenuti. Da notare che entrambi i pretendenti alla Casa Bianca hanno tentato di suscitare reazioni nell’elettorato afroamericano, segmento importante in vista delle presidenziali di novembre.
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