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Usa 2020. Biden vince ancora (ma la notizia è un’altra)

L’ex vicepresidente è ormai certo di avere la nomination in pugno, troppo ampio il divario con Sanders. Ma è l’emergenza sanitaria il nodo su cui verranno decise le sorti dell’America

di Fabio Germani

Joe Biden è ormai certo di avere conquistato la nomination democratica che gli consentirà di sfidare Donald Trump a novembre. Con le vittorie in Florida, Illinois e Arizona, sono 18 gli Stati in cui l’ex vicepresidente è uscito vittorioso, ottenendo circa 1.400 delegati sui 1.991 necessari per la nomination. Troppo ampio lo scarto tra lui e l’inseguitore Bernie Sanders (circa 300 delegati), il favorito di queste primarie dem fino a poche settimane fa. Tutto – lo abbiamo visto nelle precedenti puntate dello speciale Usa 2020 – è cambiato con la vittoria in South Carolina, di lì Biden si è aggiudicato vittorie importanti – nel Super Tuesday e nel successivo appuntamento in Michigan, Missouri e Mississippi – che gli hanno permesso di capovolgere la situazione a suo favore. Il fallimento di Sanders è lampante, non fosse altro che ha fallito la sua scommessa più grande: allargare la base, coinvolgere il maggior numero possibile di persone e puntare dritto alla Casa Bianca. Sanders, infatti, ha perso anche in Stati dove aveva vinto, talvolta persino agevolmente, quattro anni fa contro Hillary Clinton. Questa la mera cronaca politica, il resto è storia di oggi: l’emergenza coronavirus sta condizionando le elezioni americane e la campagna elettorale. Ciò è ancora più vero se si pensa che il voto in Ohio è stato posticipato proprio a causa dei timori legati al rischio contagio. Insomma, le analisi sulla rimonta di Biden (ad ogni modo da manuale di strategia politica) e sugli errori di Sanders (che mai come stavolta avrebbe potuto aspirare a qualcosa in più di una dignitosa comparsa), non possono che ripartire da qui, dallo scenario che l’America (e il mondo) ha di fronte a sé: quale futuro dopo l’emergenza sanitaria?

In verità la prima domanda dovrebbe essere un’altra. Quanto durerà questa situazione? Impossibile, al momento, rispondere con precisione. Dovremo fare i conti, dunque, con qualcosa di incredibilmente inaspettato e di incredibilmente nuovo. Eventi pubblici annullati, comizi fatti online, i candidati che non stringeranno mani per un po’. Ed è appena l’inizio, solo una parte di quello che ancora potrebbe cambiare nelle prossime settimane. Addirittura Donald Trump sembra essersene fatto una ragione, dopo aver negato per giorni l’esistenza di una minaccia e il pericolo di ripercussioni negative sull’economia e sulla vita dei cittadini.

L’amministrazione Usa è così ora impegnata a fronteggiare la crisi sanitaria (che riguarda adesso tutti i 50 Stati, molti dei quali stavano correndo ai ripari da soli). Secondo quanto riferito dapprima dalla Cnn, la Casa Bianca chiederà al Congresso di approvare un ingente piano di stimoli da 1.000 miliardi di dollari per cercare di contenere l’impatto del coronavirus. Una cifra al rialzo rispetto a quanto previsto inizialmente, 850 miliardi. «Se agiamo nel modo giusto il nostro paese e il mondo» possono «ripartire di nuovo abbastanza rapidamente», è la convinzione di Trump. In questo senso, il presidente si è detto nelle ultime ore più ottimista di quanto non abbia fatto in precedenza, quando ha paventato l’ipotesi di una tendenza recessiva per l’economia statunitense. Un’altra domanda, doverosa, allora è: riuscirà l’economia americana a resistere alla pandemia nonostante gli interventi già messi in atto (tipo il nuovo QE da 700 miliardi della Fed)?

Molto della (possibile) rielezione di Trump passerà per le risposte che l’amministrazione riuscirà (o non riuscirà) a dare a queste domande. E pensare che soltanto a inizio anno, sempre su queste pagine, ci interrogavamo sull’importanza da attribuire all’economia in vista del voto di novembre. Poi c’è la questione sanitaria vera e propria, ovviamente. Qualcosa che va al di là della questione, comunque importante, di chi coprirà le spese per i tamponi (le assicurazioni): i posti letto negli ospedali, che in America scarseggiano, soprattutto quelli per la terapia intensiva (un numero superiore a 45.000, quando ne servirebbero molti di più). In un anno elettorale – cinismo permettendo – è la peggiore situazione in cui si possa trovare un’amministrazione uscente.

Tutto questo quali conseguenze sta avendo sulle primarie democratiche? Nelle ultime settimane si è molto discusso di come i tentativi in quattro anni di Sanders di colmare le lacune con segmenti fondamentali della popolazione (le minoranze) siano stati vani, circostanza confermata alla prima prova – il South Carolina, appunto –, con l’elettorato afroamericano che si è perlopiù schierato al fianco di Biden. È sicuramente una parte importante della storia, ma è forse altrettanto vero che Biden, in tale contesto, rappresenti per gli elettori democratici un porto sicuro. Già vicepresidente, sa come si muove la macchina decisionale e organizzativa, a differenza di Sanders e nonostante la proposta di quest’ultimo di un sistema sanitario universale, sul modello europeo, rimasta sempre aleatoria e che non ha mai convinto del tutto gli americani. 

Guardando ai sondaggi, c’è un aspetto che dovrebbe impensierire Trump e il suo staff, molto più dei risultati relativi ai punti percentuali superiori che Biden raccoglierebbe nel caso si votasse oggi (valori che negli Stati Uniti è meglio prendere con la massima cautela, specie se il riferimento è il territorio nazionale, quando invece si vota Stato per Stato e le sorprese non sono mai da escludere, come insegna il 2016). È il grado di fiducia – non proprio esaltante – nei confronti del presidente nella gestione dell’emergenza sanitaria, che diverse rilevazioni stanno registrando in questi primi giorni. Di solito, al cospetto di una crisi, la tendenza è dare credito alla leadership in carica. Probabilmente hanno influito le continue giravolte delle ultime settimane, ragione per cui le future mosse saranno cruciali anche in chiave elettorale e ci diranno molto della piega che prenderà la campagna nei prossimi mesi.    

@fabiogermani

Le puntate precedenti
Usa 2020. Sarà Trump vs. Biden
Usa 2020. L’America e l’emergenza sanitaria
Usa 2020. Il sorpasso di Joe Biden
Usa 2020. La non-vittoria di Sanders
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Usa 2020. Primarie al via, si parte dall’Iowa

 

5 Commenti per “Usa 2020. Biden vince ancora (ma la notizia è un’altra)”

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