Usa 2020. L’emergenza cambierà le regole del gioco?
La pandemia non muterà soltanto le abitudini quotidiane e di consumo delle persone, ma anche alcuni aspetti del processo democratico. Sarà l’America, con ogni probabilità, a segnare la rotta
di Fabio Germani
Tra i tanti cambiamenti che stanno derivando dall’emergenza sanitaria, quello più importante riguarda il funzionamento del processo democratico, almeno per come lo abbiamo conosciuto fino ad ora. Raduni, scioperi, manifestazioni, comizi, incontri pubblici, gli stessi lavori parlamentari che procedono a singhiozzo: qualsiasi forma democratica e civile è di fatto interrotta o almeno rinviata. Ed è ancora più sorprendente, per certi versi, constatarlo osservando quanto avviene in questi giorni nella più grande democrazia del mondo, l’America, chiamata peraltro a esercitare il voto, a novembre, per le presidenziali. Elezioni statunitensi che intanto hanno due volti definitivi e ben riconoscibili, quello del presidente Donald Trump naturalmente, e quello dell’ex vicepresidente Joe Biden, ormai sicuro vincitore delle primarie democratiche.
Alla fine si è arreso, Bernie Sanders. E pochi giorni fa ha dichiarato il suo endorsement in favore di Biden. Un passaggio che prima o poi sarebbe avvenuto, verosimilmente soltanto alla convention, ma che non era scontato in questa fase. Potrebbe essere un effetto collaterale dell’emergenza sanitaria. Inutile insistere con la propria piattaforma programmatica – in questo senso Sanders ha già raggiunto obiettivi importanti in quattro anni – se la campagna è bloccata, i comizi non sono possibili, non si possono stringere mani. Da questo punto di vista – non strettamente politico, quindi – il suo endorsement è più importante persino di quello rivolto a Biden dall’ex inquilino della Casa Bianca, Barack Obama, perché sintomatico della sospensione non della democrazia in quanto tale, ma delle sue consuetudini e rituali (per la cronaca: a quelli di Sanders e Obama è infine seguito l’endorsement di Elizabeth Warren).
Per la maggior parte dei sondaggi – stando alla media di RealClearPolitics – Biden è in vantaggio su Trump su base nazionale e, seppur di misura, anche in alcuni Stati fondamentali come la Florida. Sono dati che già in condizioni normali a questo punto della campagna spiegherebbero poco, figurarsi nel pieno di una pandemia. L’esito del voto dipenderà moltissimo da come l’amministrazione Usa gestirà l’emergenza e dalla ripresa dell’economia, che prima del coronavirus poteva rappresentare per Trump un’importante rendita di posizione. In verità tale situazione, l’essere sempre in campo per così dire, può rivelarsi per il presidente un vantaggio – pratico e mediatico al tempo stesso – rispetto al rivale, costretto com’è a tenere al massimo discorsi in diretta Facebook. Secondo alcuni osservatori presto o tardi avremmo assistito ad una campagna di questo tipo, ovvero condotta quasi esclusivamente online. Non possiamo averne contezza, ma è alquanto presumibile che la corsa 2020 sarà rivoluzionaria perché introdurrà in via definitiva gli strumenti tecnologici fin qui utilizzati per completare le campagne elettorali, così come lo fu quella del 1960 tra John F. Kennedy e Richard Nixon con l’ingresso di una variabile che sarebbe poi diventata cruciale: la “televisività” dei candidati.
La leadership, dicevamo, e la capacità di gestione della crisi, avrà però il suo peso. Ne sanno qualcosa anche i democratici, con il governatore Andrew Cuomo dello Stato di New York – uno dei più colpiti per numero di contagi e decessi –, oggi tra i principali attori politici del paese. Difficile un ticket con Biden, avendo quest’ultimo dichiarato più volte la sua intenzione di nominare vice una donna, ma in tanti stanno già lanciando la volata di Cuomo verso un futuro alla Casa Bianca. Anche qui, è presto per affermarlo con sicurezza. Per anni Rudy Giuliani è sembrato destinato alla presidenza, in quanto sindaco-eroe di New York durante gli attacchi dell’11 settembre e la crisi immediatamente successiva. Sappiamo invece come è andata: motivi personali e azzardate scelte politiche non gli hanno mai permesso di aspirare, sul serio, al ruolo di presidente. L’emergenza sanitaria ed economica, insomma, non solo stravolgerà la vita quotidiana delle persone, ma con ogni probabilità riscriverà molte delle regole presenti in democrazia. E la sua dimostrazione più icastica arriverà soprattutto, ancora una volta, dagli Stati Uniti d’America.
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Usa 2020. L’emergenza sanitaria e le presidenziali
Usa 2020. Biden vince ancora (ma la notizia è un’altra)
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