Emergenza sanitaria ed economica: le perdite di bar e ristoranti
Confesercenti e Confcommercio stimano un’ingente perdita per il settore dei pubblici esercizi fortemente danneggiato dal lockdown e che più di altri dovrà prepararsi alla fase 2
di Redazione
I recenti dati di Confesercenti confermano la già annunciata e prevedibile grave situazione che interesserà bar e ristoranti. A causa del coronavirus e della chiusura, ogni pubblico esercizio ha perso circa 55 mila euro di fatturato, quasi il 30% di quello annuale, per un totale di 11,5 miliardi di euro di ricavi in meno. Tutto questo, mentre governo e task force guidata da Vittorio Colao progettano la fase due della gestione dell’emergenza, che si preannuncia lunga e non priva di insidie.
E ad un contesto così particolare va ad aggiungersi proprio la sfida della fase 2: oltre al fattore economico, infatti, bar e ristoranti per poter riaprire dovranno rispettare le regole di messa in sicurezza dei locali, ma anche garantire la salute per lavoratori e clienti. Sono quindi necessari nuovi modi di lavorare che puntino sul take away, sulle consegne a domicilio, sull’organizzazione in spazi aperti e su tecnologie che limitino il contatto tra le persone, come i pagamenti via telefono o la possibilità di utilizzare i buoni pasto dall’app.
Per questo motivo la Confesercenti chiede che “ristoranti e bar possano riprendere la vendita d’asporto, garantendo la sicurezza dei consumatori attraverso la regolazione delle entrate nei locali, nelle stesse modalità già applicate dalle altre attività commerciali aperte”.
Ma non a tutti conviene aprire dopo il lockdown, secondo la nota di Fipe-Confcommercio: “Già molti imprenditori stanno maturando l’idea di non riaprire l’attività perché le misure di sostegno per il comparto sono ancora gravemente insufficienti e non si intravedono le condizioni di mercato per poter riaprire”. Le stime prevedono che tutto il settore dei pubblici esercizi, che include non solo bar e ristoranti, ma anche pasticcerie, stabilimenti balneari, discoteche, pub e catering, subirà perdite per 30 miliardi di euro.
La crisi del settore, inoltre, mette a rischio il lavoro di 300 mila persone e la chiusura di oltre 50 mila attività. Per Confcommercio le misure messe in campo dal governo sono una risposta solamente parziale: “La liquidità non è ancora arrivata, la garanzia al 100% dello Stato per importi massimi di 25.000 euro è una cifra lontanissima dalle effettive esigenze delle imprese per far fronte agli innumerevoli costi da sostenere, la burocrazia rimane soffocante appesantendo addirittura le stesse procedure degli ammortizzatori sociali obbligando, di fatto, le imprese ad anticipare i pagamenti”. Per quanto riguarda il capitolo tasse, Confesercenti chiede lo stop della Tari e dell’occupazione di suolo pubblico, imposte che bar e ristoranti sono costrette a pagare nonostante siano obbligati alla chiusura, mentre Confcommercio avanza anche la cancellazione della tassa sui rifiuti che non possono essere prodotti.
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