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Come sarà lo “shopping” dopo il lockdown?

Si teme un ulteriore calo dei consumi a causa dell’incertezza economica e sanitaria, ma non si escludono, almeno all’inizio, comportamenti di altro tipo

di Redazione

Secondo gli ultimi dati di Confcommercio le imprese a rischio nel commercio e nel turismo sono il 10% del totale, che corrispondono a circa 420 mila posti di lavoro che potrebbero essere persi a causa dell’epidemia di coronavirus. Con la fase 2 ci si aspettava un’apertura di molti esercizi commerciali, ma la svolta potrebbe arrivare dal 18 maggio grazie alla maggiore autonomia sulle aperture che il governo prevede di concedere alle regioni. In questo modo, oltre ai bar e ristoranti potranno aprire anche molti negozi e attività del commercio, come hanno già anticipato i presidenti di regione.

Il dubbio sulla convenienza di riaprire o no sorge, soprattutto per le attività di vendita al dettaglio – che in questi due mesi hanno visto drasticamente calare il proprio fatturato – perché il coronavirus ha comportato una crisi economica e per moltissime famiglie italiane ha aumentato il ricorso ad aiuti e sostegni a causa di un incremento della vulnerabilità economica, quindi si potrebbe prospettare un periodo di cautela negli acquisti.

È anche vero che potrebbe manifestarsi la tendenza contraria, il “revenge shopping” ovvero l’acquisto come gratificante reazione opposta ai due mesi chiusi in casa, con un look spesso poco curato e come risposta ad un periodo di astinenza forzata dagli acquisti. In Cina, che per prima è uscita dal lockdown, i negozi soprattutto di lusso sono stati presi d’assalto subito dopo la fine della quarantena, con negozi di grandi marche che in un solo giorno hanno incassato 2,7 milioni di dollari.

In Italia però l’incertezza è ancora il sentimento caratterizzante sia questo periodo di lockdown che il prossimo futuro, con la diminuzione di ottimismo degli italiani sulle condizioni in cui usciremo dall’epidemia. Infatti, secondo i dati di Assirm, l’associazione che riunisce le maggiori aziende italiane che svolgono Ricerche di Mercato, Sondaggi di opinione e Ricerca Sociale, l’attuale stato di incertezza mantiene generalizzato un atteggiamento di risparmio e di attenzione alle spese, quindi gli acquisti di abbigliamento e accessori saranno principalmente per necessità, per il 45% degli italiani, mentre solo il 17% compra o comprerà per svago e distrazione.

Per il futuro, quando si potrà tornare nei negozi fisici, dall’analisi Assirm emerge una ritrovata attenzione per il Made in Italy e in generale per tutti i prodotti italiani, come risposta a sostegno dell’economia, ma anche un accentuato orientamento verso gli acquisti di prodotti in saldo o in promozione, come conferma il 38% degli intervistati. Oltre l’incertezza economica, però, a scoraggiare gli acquirenti anche la paura del contagio, e quindi un italiano su tre ammette che eviterà gli orari di punta e i locali commerciali affollati, mentre dall’altro lato il 49% si aspetta che i negozi siano ben puliti e sanificati e il 39% che i negozianti facciano rispettare la regolamentazione degli accessi.

 

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