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Cosa ci dicono i dati Istat sul lavoro

Cassa integrazione e blocco dei licenziamenti hanno attutito un già drammatico calo dell’occupazione e devono proseguire il più a lungo possibile mentre vengono attivate tutte le misure necessarie a far ripartire attività che confermino e sviluppino posti di lavoro

di Fulvio Fammoni*

Nel mese di maggio il calo degli occupati rispetto a febbraio 2020 è di circa 500mila unità. Un calo enorme che riporta il tasso di occupazione italiano indietro di molti anni al 57,6%.

Su base annua il calo è ancora più sostenuto e raggiunge le -613mila unità poiché un decremento degli occupati era già iniziato durante la fase di stagnazione economica di fine 2019. Il dato mensile è di -84mila unità risente della riapertura di alcune attività avvenuta proprio nel mese di maggio.

I dati Istat considerano attualmente tutte le persone in cassa integrazione come occupati. Come è noto, un bacino enorme (a maggio oltre 870 milioni di ore totali di cassa). È già stato evidenziato in aprile che chi paga maggiormente in questa fase gli effetti della crisi sono i precari. Circa il 90% dell’intero calo mensile dell’occupazione riguarda infatti i dipendenti a termine (-79mila) che su base annuale calano addirittura di -592mila unità.

I contratti a termine in scadenza, molti contratti interinali e stagionali non sono stati rinnovati, colpendo in modo evidente la parte più debole dell’occupazione, e questo dato – purtroppo – è destinato ad aumentare ancora con le future scadenze; così come il calo annuale di -204mila indipendenti riguarda in modo importante le prestazioni di chi è economicamente dipendente per una percentuale prevalente della sua attività da un unico committente.

A maggio, l’aumento dei disoccupati è di +307mila unità, mentre gli inattivi tornano a calare di meno 229mila unità. Con la fine del lockdown più estremo inizia a svanire l’effetto ottico del calo di disoccupati che rifluiscono nell’inattività. Non si riassorbe ancora il grande numero di inattivi che era cresciuto nei mesi precedenti ma, purtroppo, assieme al calo dell’occupazione, vedremo crescere molto nei prossimi mesi il numero dei disoccupati.

Va anche evidenziato che l’occupazione cala in tutte le classi di età comprese tra i 15 e i 49 anni, con un picco di -401mila occupati fra 35 e 49 anni; mentre ancora, seppur attenuata, si mantiene una crescita fra gli over 50.

I dati, che rilevano l’effetto drammatico della pandemia sul lavoro, confermano però anche che problemi già esistevano, nella produzione e nei meccanismi di sviluppo italiani. Elementi da tenere in debito conto nelle scelte delle prossime settimane che devono coniugare emergenza con prospettive di sviluppo, la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti hanno attutito un già di per sé drammatico calo dell’occupazione e devono proseguire il più a lungo possibile mentre vengono attivate tutte le misure necessarie a far ripartire attività che confermino e sviluppino posti di lavoro.

*Presidente Fondazione Di Vittorio

 

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