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L’uso consapevole dei social media dei GenZ

Secondo il Digital Social Index i giovani tra i 18 e i 24 anni stanno adottando misure per ridurre i propri profili online in risposta alle preoccupazioni sull’utilizzo dei propri dati

di Redazione

Mentre i social media diventano strumenti sempre più sofisticati e oggetto di questioni geopolitiche (è notizia di queste ore l’arrivo di Reels, la risposta di Instagram a TikTok, con quest’ultimo al centro di un’intricata vicenda che vende contrapposti Stati Uniti e Cina), emergono dati interessanti relativi all’uso degli stessi social da parte dei più giovani, i GenZ.

Nonostante il lockdown abbia portato ad un aumento dell’attività online e della porzione di tempo passata su internet, l’ultimo Digital Society Index che analizza i rapporti tra tecnologia e brand, sondaggio condotto a livello globale dalla Dentsu Aegis Network, realizzato durante la pandemia da coronavirus, mostra risultati che in parte sfatano l’idea dei giovani e il loro “abuso” di tecnologia. Secondo il sondaggio, quasi un quinto, il 17% dei ragazzi della Generazione Z, tra i 18 e i 24 anni, ha disattivato i propri account sui social media negli ultimi 12 mesi. Il trend dell’abbandono dei social è particolarmente intenso in Europa, in Finlandia la percentuale arriva al 34%, ma nello specifico anche in Italia dove il 25% di utenti tra i 18 e i 24 anni ha disattivato un profilo social. Inoltre, a livello globale circa il 30% dei giovani ha limitato il tempo trascorso sui social, online o comunque sul proprio smartphone, la media è ancora più alta in Italia dove si attesta che il 35% dei 18-24enni ha deciso di passare meno tempo online.

A testimoniare la maggior consapevolezza dei cosiddetti nativi digitali per i temi quali sicurezza e privacy, dalla ricerca emerge che il 43% degli appartenenti alla Generazione Z a livello globale (il 44% in Italia) ha adottato misure per ridurre la quantità di dati condivisi online, tra gli strumenti utilizzati a questo scopo: sia cancellare la cronologia delle ricerche, che rinunciare ai servizi di geolocalizzazione. Infatti, quasi sei giovani su dieci, il 58%, non si fida delle aziende tecnologiche e sarebbero disposti a cambiare e abbandonare un’azienda che non utilizza correttamente i dati. Oltre alla propria sicurezza in termini di privacy, i giovani sono consci anche dell’impatto negativo che la tecnologia e soprattutto l’abuso dei social media ha sul loro benessere psico-fisico, tema particolarmente sentito in Spagna dove preoccupa il 59%. Eppure i giovani sono fiduciosi sugli effetti positivi della tecnologia in futuro: dalla ricerca emerge che il 62% è convinto che le tecnologie digitali aiuteranno le sfide urgenti e attuali del mondo.

La consapevolezza del corretto utilizzo dei social e di internet più in generale è evidente negli appartenenti alla Generazione Z anche in campo sociale e civico: il 37% dei 18-24enni crede che i social media abbiano un impatto negativo sul dialogo politico nel proprio paese, con picchi del 56% tra i giovani ungheresi. In questo caso la percentuale in Italia è comunque al di sopra della media globale, il 43% dei 18-24 enni italiani condivide l’impatto negativo sul dialogo politico.

Il problema non è la fiducia nel social network, ma soprattutto l’uso che se ne fa e la credibilità o il ruolo di chi li usa. Infatti, secondo una ricerca di Skuola.net, il 57% degli intervistati appartenenti alla Generazione Z ripone negli influencer una fiducia che va da un livello abbastanza alto fino ad altissimo. Ma questa è limitata ai temi su cui gli influencer sembrano avere maggiore presa, quelli cioè legati alla moda, alla musica, le serie tv, il cinema e i viaggi.

 

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