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Ma il settore turistico non si è ancora ripreso

Nonostante l’aumento dei casi di coronavirus dovuti all’aumento dei contagi di ritorno (spesso di chi è stato in vacanza), il settore turistico italiano non fa registrare una ripresa evidente. Pesa la mancata presenza di turisti stranieri, ma anche il calo di vacanzieri italiani e la scelta di fare vacanze brevi e vicino casa

di Redazione

Per quasi tre italiani su quattro, il 73% secondo le stime dell’analisi Coldiretti/Ixè, oggi è stato il lunedì di rientro dalle ferie e dalle vacanze estive, le quali, più che negli anni passati, si sono concentrate nel mese di agosto. Se quest’anno le vacanze sono state particolari a causa del coronavirus, anche il rientro dalle ferie non è da meno. L’attenzione ora è infatti posta sui nuovi casi accertati – secondo il bollettino del ministero della Salute sono stati 1.210 i nuovi contagi solo nella giornata di ieri, domenica 23 agosto – la metà dei quali attribuibili proprio ai vacanzieri che ritornano a casa. La polemica attuale e la paura di nuovi contagi riguarda quindi proprio le persone che hanno scelto di andare in vacanza, in paesi europei, ma anche in Italia, dopo l’aumento dei link con i contagi da rientro dalla Sardegna.

Ma a fronte delle polemiche e dei dati, come è realmente andato il turismo in Italia? Da un lato, il mese di agosto ha fatto segnare il calo minore delle presenze dopo il -54% registrato a giugno e il -23% di luglio, ma i 34 milioni di italiani che hanno deciso di non rinunciare alle vacanze non bastano a compensare i livelli pre-coronavirus, e fanno comunque segnare un calo del 13% rispetto allo scorso anno. La diminuzione della mole di italiani che sono andati in vacanza appare evidente anche dal traffico che non ha fatto registrare giornate da bollino nero, neanche nel weekend di Ferragosto.

Inoltre, secondo la Coldiretti, oltre al minor numero di persone che si sono messe in viaggio per le vacanze, è diminuita anche la spesa media destinata dagli italiani alle vacanze estive, che crolla a 588 euro per persona con un calo del 25% rispetto allo scorso anno. Le cause di questa maggiore attenzione alle spese sono di certo legate all’incertezza economica futura, alle conseguenze di mesi di lockdown e a ferie più brevi, di prossimità e dedicate soprattutto al relax familiare. In particolar modo per la metà dei vacanzieri la spesa per persona è al di sotto dei 500 euro, per il 34% tra i 500 ed i 1000 euro, mentre solo per il 12% tra i 1000 ed i 2000 euro, superato questo limite le percentuali sono molto più ridotte.

Se la maggior parte degli italiani ha preferito una vacanza breve e di prossimità o di soggiornare nelle seconde case, il calo delle presenze negli alberghi è stato inevitabile, secondo l’osservatorio turistico di Federalberghi a luglio si è registrato il 24,5% in meno di presenze di turisti italiani e il 76,4% di quelli stranieri. La mancata presenza di turisti stranieri pesa, secondo Confcommercio per oltre 13 miliardi. Il danno maggiore si è avuto nelle città d’arte, ma anche le località di mare e montagna, le più ambite dai turisti anche italiani, mostrano un’occupazione del settore intorno al 60%, di contro al 90% dello scorso anno.

 

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