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Usa 2020. La pandemia preoccupa gli elettori

Al via la convention repubblicana, dopo quella democratica. Ma l’emergenza coronavirus resta al centro del dibattito pubblico 

di Fabio Germani

A pochi giorni dalla convention democratica che ha nominato ufficialmente Joe Biden candidato alla Casa Bianca (e Kamala Harris sua vice), prende il via l’evento repubblicano che confermerà, nella medesima veste, il presidente uscente Donald Trump. Il primo fatto che risalta agli occhi è, inevitabilmente, la straordinarietà delle kermesse politiche di entrambi i partiti, causa pandemia. Interventi a distanza, raduni ristretti (quello repubblicano si terrà a Charlotte, in North Carolina), eventi trasmessi in streaming, aspetti che rendono la campagna 2020 qualcosa di inaspettato e, soprattutto, inedito. Con ogni probabilità Trump interverrà in tutti gli appuntamenti in programma da qui a giovedì 28 agosto, anche se non sono ancora chiare le modalità (ad ora giovedì è previsto il discorso di chiusura, mercoledì un intervento a due con il vicepresidente Mike Pence). 

La gestione dell’emergenza sanitaria

Trump mira a riprendersi la scena e approfitterà dell’occasione per attaccare il rivale Biden e per ricordare i successi ottenuti dalla sua amministrazione, con riferimenti – si presume – anche al coronavirus, dopo l’annuncio delle scorse ore dell’ok da parte della Food and drug administration (Fda) all’uso di emergenza (Eua) del plasma di soggetti convalescenti nel trattamento contro il Covid-19 («Un annuncio storico», lo ha definito l’inquilino della Casa Bianca, precisando tuttavia che «non ha nulla a che fare con la politica»). La pandemia resta così al centro del dibattito, in un modo o nell’altro. E conta sotto tanti punti di vista, non solo perché terreno di scontro politico – dall’uso delle mascherine al lockdown fino alla presunta mancata tempestività nel contenimento della pandemia, circostanza per cui Biden di recente sta rimproverando l’attuale amministrazione –, ma anche per quella che è la percezione degli elettori che a novembre saranno chiamati al voto ancora non si sa esattamente come.

Voto per posta, più favorevoli i sostenitori di Biden

L’ipotesi di votare per posta, al fine di evitare code più lunghe del solito ai seggi, quindi possibili assembramenti, è stata fin qui divisiva (a lungo si è parlato di un blocco dei fondi da destinare al servizio postale, già abbastanza provato dalla pandemia, al fine di garantire la regolarità del voto per corrispondenza, un metodo utilizzato da tempo in molti Stati e che mai prima d’ora ha dato particolari problemi) e solo nelle ultime ore è stata assicurata una regolare gestione delle votazioni “a distanza” in vista del 3 novembre. È quest’ultimo, però, un argomento da non sottovalutare, come emerge da un sondaggio del Pew Research Center.  

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Intanto, emerge dall’indagine condotta tra fine luglio e inizio agosto, solo la metà degli elettori registrati negli Stati Uniti (50%) afferma che sarà molto o abbastanza facile votare alle elezioni, mentre più o meno la stessa quota (49%) teme che si incontreranno difficoltà. Inoltre, gli elettori che dichiarano di sostenere Trump risultano più propensi di quelli a favore di Biden a dire che sarà facile votare quest’anno, ma c’è da osservare anche che, in entrambi gli schieramenti, quanti si aspettano di poter votare senza troppe difficoltà sono molti di meno rispetto a quelli che lo dichiaravano nel 2018, indipendentemente dal candidato del partito che hanno sostenuto. Riguardo il come, la maggior parte degli elettori che sostengono Trump (80%) preferirebbe votare di persona il giorno delle elezioni (60%) o prima (20%), mentre appena il 17% preferirebbe votare per posta. Al contrario, la maggioranza degli elettori più vicini a Biden (58%) afferma che la loro preferenza è votare per posta. Due visioni contrapposte, al cospetto di una visione invece piuttosto condivisa: quelle del 2020 saranno elezioni particolarmente sentite, con l’83% degli elettori che afferma che per il futuro del paese “conta davvero” chi vincerà a novembre (storicamente non è sempre stata una risposta così scontata, o almeno non più di quanto si possa immaginare vista dall’altra parte dell’oceano).

Breve sguardo ai sondaggi

In generale i sondaggi continuano a registrare un sostanziale vantaggio di Biden, ma in alcuni casi Trump sta recuperando sull’avversario democratico. Ad esempio in Texas, Stato da sempre o quasi conservatore, dove però nelle scorse settimane le rilevazioni indicavano i due candidati alla pari. Ad oggi, al contrario, l’attuale inquilino della Casa Bianca sarebbe sopra di 3,5 punti (media RealClearPolitics). Certo è che date le premesse, i numeri potrebbero significare poco al momento, confermando uno scenario molto difficile da decifrare e un esito più che mai incerto. Biden, però, sembra voler giocare d’anticipo (dando un segnale importante al suo potenziale elettorato). Intervistato con Kamala Harris, su Abc, ha dichiarato che potrebbe candidarsi per un secondo mandato, in caso di vittoria a novembre, nonostante sia già in là con l’età (sarebbe, eventualmente, a 78 anni il giorno dell’inaugurazione, il candidato più anziano a diventare presidente).  

@fabiogermani

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