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Eurozona in recupero, ma l’incertezza resta elevata

L’andamento dell’economia è molto condizionato dall’evoluzione della pandemia. I possibili scenari

di Redazione

Inizia il recupero del Pil dell’Eurozona. Dopo la contrazione registrata tra aprile e giugno, il Pil e gli altri aggregati economici – rileva l’Istat nell’Eurozone economic outlook – registreranno una ripresa nel terzo trimestre del 2020. Tuttavia rimane un’elevata incertezza legata all’andamento della pandemia

Le previsioni sono soggette a un’elevata incertezza, spiega dunque l’Eurozone economic outlook, che si lega al progressivo aumento dei contagi nei paesi europei. I rischi al rialzo e al ribasso sono quindi dominati principalmente dall’evoluzione della pandemia. I rischi positivi includono la scoperta ed eventuale distribuzione di un vaccino che, a breve termine, rafforzerebbe la fiducia dei consumatori e delle imprese e, quindi, la domanda interna e le prospettive di crescita. Quelli al ribasso considerano la possibilità che i contagi aumentino più del previsto, rendendo necessarie misure di contenimento più rigorose. La fiducia in tale caso rimarrebbe debole per un periodo più lungo con inevitabili effetti sul mercato del lavoro e sui redditi delle famiglie che spingerebbero al ribasso le previsioni di ripresa dei consumi e degli investimenti.

Drastico calo dell’attività economica mondiale

Nel secondo trimestre, viene sottolineato ancora nel report, l’attività economica mondiale ha subito un drastico calo a causa delle misure di contenimento della pandemia. Il commercio internazionale di merci è diminuito in volume del 12,5%, valore senza precedenti storici. Tuttavia, a giugno si è manifestato un primo segnale di inversione di tendenza (+7,6% rispetto al mese precedente). Nell’area dell’euro, nel secondo trimestre del 2020 il Pil si è contratto dell’11,8% rispetto al trimestre precedente. Il calo dell’attività economica è stato diffuso a tutte le componenti della domanda, che hanno segnato il maggior contributo negativo degli ultimi anni: la spesa per consumi è diminuita del 12,4% e gli investimenti fissi lordi del 17%. La caduta è stata diffusa tra i paesi ma con intensità differenziate. In Germania il Pil è sceso del 9,7%, Italia e Francia hanno registrato riduzioni più accentuate (-12,8% e –13,8% rispettivamente) mentre in Spagna il calo è stato più marcato (-18,5%). I dati trimestrali della contabilità nazionale, tuttavia, sintetizzano forti fluttuazioni su base mensile, come segnalato dagli indici delle vendite al dettaglio e della produzione industriale, per i quali al forte calo di marzo e aprile si è associato un ampio rimbalzo in maggio e giugno.

Migliora la fiducia di consumatori e imprese

La ripresa è confermata dall’andamento positivo dell’indicatore del clima economico (ESI), che si è esteso anche al mese di agosto. In particolare, la fiducia dei consumatori ha registrato un lieve miglioramento mentre quella delle imprese ha evidenziato segnali di maggiore tonicità in tutti i settori anche se il livello registrato nei servizi rimane decisamente più basso. La produzione industriale ha continuato a crescere nel mese di luglio (+4,1% rispetto al mese precedente), anche se a ritmi inferiori rispetto al bimestre precedente. Dopo un calo congiunturale del -15,8% nel secondo trimestre, la produzione industriale è prevista segnare un deciso rimbalzo nel terzo trimestre (+15,2%), per poi continuare a crescere a tassi più moderati nei due trimestri successivi (+1,4% e +1% rispettivamente). L’utilizzo della capacità produttiva nel settore manifatturiero è aumentato al 73% nel terzo trimestre, ma è ancora inferiore di circa dieci punti percentuali rispetto ai valori precedenti la crisi.

Inflazione bassa

Dopo oltre quattro anni la variazione annuale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) è risultata negativa ad agosto (-0,2%, dopo il +0,4% di luglio). Latendenza deflazionistica riflette la caduta dei prezzi dell’energia e il rallentamento degli aumenti dei generi alimentari, ma anche l’inflazione di fondo si è ridotta notevolmente, spinta dal calo della domanda e dalla temporanea riduzione delle aliquote IVA tedesche entrata in vigore a luglio.

 

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