Nell’anno dell’emergenza sanitaria torna la paura della malattia
È quanto emerge dal 54esimo “Rapporto sulla situazione sociale del paese” del Censis. La pandemia ha messo in luce le fragilità del nostro servizio sanitario
di Redazione
L’emergenza sanitaria ha segnato il ritorno di una idea di malattia che fa paura, rovesciando quella rappresentazione rassicurante che si era imposta di pari passo con l’invecchiamento della popolazione e con la cronicizzazione delle patologie. E quasi l’80% degli italiani si dice a favore della stretta in vista delle imminenti festività natalizie. Così il Censis che nel 54esimo Rapporto sulla situazione sociale del paese fotografa, tra le altre cose, il sistema di welfare in Italia.
Il 65% dei cittadini, emerge dal rapporto, pensa che la comunicazione sulle modalità di diffusione del virus, i dati sui nuovi contagi e i decessi abbia spaventato le persone senza renderle pienamente consapevoli di quanto stava effettivamente accadendo. Le percentuali arrivano al massimo tra i soggetti più vulnerabili: il 72,5% tra gli anziani e il 79,7% tra chi ha un basso livello di scolarizzazione. L’83,6% ritiene poi che le persone abbiano rispettato le regole imposte nelle varie fasi dell’emergenza, con percentuali che restano elevate nel Nord-Ovest (83,1%), nel Nord-Est (85,3%), nel Centro (84,5%) e nel Sud (82,5%).
La fragilità del Sistema sanitario nazionale
L’emergenza sanitaria, inoltre, ha messo in risalto le fragilità del Servizio sanitario nazionale e non solo perché ha scontato un’impreparazione sistemica rispetto alla prevenzione delle epidemie, ma anche perché nel tempo è stato minato nelle sue basi economiche e umane. Nel 2019 la spesa pubblica per la sanità ammonta a 116 miliardi di euro, quella pro capite a 1.922 euro. Per entrambe l’andamento nel decennio è stato negativo, con un calo in termini reali rispettivamente dell’1,6% e del 3,3%. L’esito è un impegno pubblico nella sanità inferiore rispetto a quello di altri Paesi europei. Nel 2019 l’incidenza della spesa pubblica per la sanità sul Pil italiano è pari al 6,5%, contro il 9,7% in Germania (dato al 2018), il 9,4% in Francia, il 9,3% in Svezia, il 7,8% nel Regno Unito (dato al 2018). Al razionamento delle risorse economiche si aggiunge il mancato ricambio generazionale di medici e infermieri. Nel 2018 i medici impiegati nel Ssn erano 111.652, diminuiti di 6.410 unità rispetto a dieci anni prima (-5,4%), gli infermieri erano 267.523, scesi di 8.221 unità (-3%).
Il rischio di una generazione senza figli
Nel 2019 i nati in Italia sono stati 420.170: 148.687 in meno rispetto al 2009, il 26,1% in meno. Gli italiani fanno sempre meno figli. L’esito è un inverno demografico che sta progressivamente rimpicciolendo il paese, sentenzia il Censis: nel quinquennio 2014-2019 si registra oltre mezzo milione di abitanti in meno e il saldo naturale tra nascite e decessi nel 2019 ha raggiunto il record negativo di -214.000 unità (era -96.000 cinque anni prima). Per le madri diventare genitore significa dover sacrificare la propria realizzazione individuale, specialmente a livello professionale: il tasso di occupazione delle madri 25-54enni è pari al 57%, quello dei padri 25-54enni è dell’89,3%.
[…] nostra è stata definita dal Censis, nell’ultimo Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese, una società «già stanca» ora aggredita dalla pandemia. È stato un anno molto difficile, […]