Clima: tra 30 anni addio alle vacanze sulla neve?
Questo l’allarme lanciato dal Wwf con la sfida “salviamo il Natale 2050”. Sul fronte delle temperature, si prevede, farà sempre più caldo anche in inverno
di Redazione
Se la preoccupazione di quest’anno è stata quella di “salvare” il Natale 2020 dal coronavirus, il Wwf lancia la sfida di “salvare” il Natale 2050 dal riscaldamento globale. Secondo l’allarme lanciato dall’organizzazione, se quest’anno causa Covid si è dovuto rinunciare alla settimana bianca, entro i prossimi trent’anni potrebbero scomparire le vacanze sulla neve perché le temperature saranno troppo alte per garantire l’innevamento anche ad alta quota.
Lo scenario prospettato dal Wwf, inevitabile se non si modificano gli attuali modelli di produzione e consumo di energia, prevede che a causa del riscaldamento globale e della mancanza di neve sulle montagne italiane, quattro stazioni sciistiche su cinque dovranno cessare la propria attività. Infatti, le stime prevedono che entro i prossimi trent’anni le temperature medie invernali arriveranno fino a 1.5 o 2 gradi sulle Alpi, e aumenteranno di 1 grado nel resto dell’Italia, rispetto al periodo 1980-2010. L’incremento delle temperature al contempo avrà anche l’effetto di far aumentare il livello medio dei mari di almeno 7 cm lungo le coste, causando danni, in particolar modo per le coste più basse, per circa 900 milioni di euro.
Inoltre, secondo le previsioni dell’organizzazione, caleranno le precipitazioni invernali in Sicilia ma, contemporaneamente, aumenteranno su tutto l’arco alpino, e ciò comporterà un aumento delle alluvioni e delle inondazioni non solo in montagna, ma anche nelle aree urbane, provocando danni stimati tra i 4,5 e gli 11 miliardi di euro.
I gravi danni ambientali e alle città causati da condizioni metereologiche estreme sono riportati anche dall’analisi Coldiretti su dati dell’European Severe Weather Database, secondo cui nell’anno si contano una media di quattro nubifragi al giorno, come grandinate, tornado, nevicate anomale e bombe d’acqua. Le grandi nevicate ed il repentino abbassamento delle temperature di fine anno hanno messo seriamente a rischio le coltivazioni, danni che vanno ad aggiungersi agli oltre 14 miliardi di euro persi in dieci anni a causa di cali della produzione agricola, danni alle strutture e alle infrastrutture.
La causa dell’intensificarsi di eventi estremi, secondo l’analisi, è da imputare alla tropicalizzazione delle temperature, come conseguenza dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale: il 2020 è stato classificato come il quinto anno più caldo dal 1800 ad oggi, con un aumento delle temperature di 0,96 gradi.