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L’inquinamento atmosferico nelle città italiane

Le soglie medie minime di inquinamento siano state superate anche nel 2020, nonostante i lockdown

di Redazione

L’inquinamento dell’aria è considerato dal 47% degli italiani la prima emergenza ambientale, secondo quanto rilevato da un’indagine Coldiretti/Ixè. La preoccupazione non è infondata poiché secondo l’ultimo rapporto Legambiente, l’annuale Mal’aria di città 2021, secondo cui nel 2020 sono stati 35 i capoluoghi di provincia fuorilegge per polveri sottili Pm10, ovvero quelli che hanno superato la soglia limite dei 35 giorni nell’anno solare con una media giornaliera maggiore dei 40 microgrammi/metro cubo. Torino si classifica la peggiore città, sforando per 98 per 98 giorni nell’anno i limiti quotidiani, seguita da Venezia e Padova, che hanno oltrepassato la media limite rispettivamente per 88 e 84 giorni l’anno.

Come precisa Legambiente, però, le città fuorilegge arrivano invece a 60 se si prendono in considerazione i parametri, ancora più stringenti, dell’Oms che fissa la soglia massima di biossido di azoto a 20 microgrammi per metro cubo. Anche in questo caso il primato negativo spetta a Torino seguita da Milano, Padova e Rovigo, ma con il diverso standard, nella classifica rientra anche Rom, con 34 microgrammi per metro cubo.

È evidente e rilevante come le soglie medie minime di inquinamento siano state superate anche nel 2020, anno in cui tra lockdown e divieti, le auto sono state utilizzate di meno e sono comunque state adottate iniziative quali le giornate per il blocco del traffico.

Secondo Legambiente i Piani nazionali e regionali e degli Accordi di programma per contrastare l’inquinamento atmosferico mancano di ambizione, è necessario quindi adottare misure più coraggiose, ma soprattutto più concrete. Le misure più urgenti da adottare dovrebbero andare ad implementare strategie di mobilità sostenibile e uso dello spazio pubblico per avere più clean city, città pulite e più vivibili e, soprattutto nei centri urbani pensare ad un piano di riqualificazione urbana di parchi e giardini che migliori la qualità dell’aria. Causa dello smog nelle città è infatti l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi nei centri urbani, dove vanno dai 6,3 metri quadri per abitante di Genova ai 16,5 a Roma, dai 18,1 di Milano ai 22,6 di Torino fino ai 22 metri quadrati a Bologna.

Il problema dello smog nelle città diventa tangibile se si considera che, secondo uno studio pubblicato su The Lancet Planetary Health, condotti su mille città europee, le due in testa alla classifica per morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico (da PM2,5) sarebbero Brescia e Bergamo, seguite poi da Karvinà, in Repubblica Ceca, mentre le città italiane in cui l’inquinamento da biossido di azoto colpisce di più sono Torino, al terzo posto, e Milano al quinto. Invece, secondo i dati dell’Agenzia europea dell’Ambiente, in Italia sono più di 50 mila le morti premature dovute all’esposizione eccessiva e prolungata ad aria inquinata, con conseguenti costi stimati tra i 47 e i 142 miliardi di euro l’anno, tra sanitarie e giornate di lavoro perse.

 

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