Un giovane su sette in lockdown per almeno nove mesi
A rivelarlo un rapporto dell’Unicef, evidenziandone l’impatto a livello psicologico. In Italia, secondo uno studio Piepoli, gli adolescenti hanno vissuto la quarantena «all’insegna di un mix di sentimenti ambivalenti»
di Redazione
A livello mondiale, dall’inizio della pandemia, un bambino (o adolescente) su sette (circa 332 milioni) ha vissuto almeno 9 mesi sotto misure restrittive che prevedevano l’obbligo o la raccomandazione di restare a casa. A stimarlo è l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, sottolineando che queste restrizioni hanno messo a rischio la salute mentale e il benessere dei più giovani.
In particolare, secondo le stime, dall’11 marzo 2020, giorno in cui l’Organizzazione mondiale della Sanità ha riconosciuto al Covid-19 il rango di pandemia, l’obbligo di permanenza a casa per almeno 9 mesi è stato imposto a 139 milioni di bambini. Sono 193 milioni, invece, i bambini che hanno dovuto rispettare politiche nazionali di permanenza a casa raccomandata per lo stesso periodo di tempo.
«Quando, giorno dopo giorno, devi stare lontano dagli amici e distante dagli affetti e magari anche bloccato a casa con qualcuno che usa violenza, l’impatto è importante», ha ricordato il direttore generale dell’Unicef, Henrietta Fore, presentando i risultati del rapporto. Le misure restrittive hanno privato alcuni bambini, specialmente quelli che subiscono violenze o abusi domestici, del sostegno offerto da insegnanti, parenti e amici. «Molti bambini hanno paura, si sentono soli, in ansia e preoccupati per il loro futuro», ha concluso. Una dichiarazione confermata dai fatti: un recente sondaggio U-Report dell’Unicef sui giovani, che vivono in America Latina e nei Caraibi – alla rilevazione hanno partecipato in oltre 8mila –, ha rivelato che oltre un quarto si è sentito ansioso, il 15% depresso, durante la pandemia.
Un’indagine realizzata dall’Istituto Piepoli per conto della Fondazione Pisa e della Fondazione Charlie ha sondato gli umori degli adolescenti italiani. Cosa è emerso? Che il periodo di lockdown «è stato vissuto all’insegna di un mix di sentimenti ambivalenti», ha commentato chi ha condotto il report, diffuso a settembre. Un terzo dei giovani ha provato speranza e fiducia (33%), il 21% ha provato tristezza e malinconia. Non sono mancati indifferenza e distacco (14%), rabbia e frustrazione (12%). Meno consistente, ma comunque rilevante, la quota di giovani che si sono detti spaventati, con il 9% che ha provato paura e timore.
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