Come si informano gli italiani, il “nuovo ruolo” della radio
Da un’indagine del Censis sono più di 41 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici, 19 milioni gli “appassionati” di radiovisione
di Redazione
Due elementi emergono chiaramente. Il primo: la radio resiste al tempo e resta uno dei mezzi preferiti dal pubblico. Il secondo: la radiovisione ha sempre più successo. È quanto emerge, infatti, dall’indagine del Censis La transizione verso la radiovisione. Sono più di 41 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici, rileva il Censis. Di questi, 27 milioni utilizzano anche dispositivi alternativi all’apparecchio tradizionale e all’autoradio. Sono numeri che dimostrano che la radio è riuscita a rigenerarsi nel tempo, «ibridandosi» con gli altri media.
Durante il primo lockdown, il 30,5% degli italiani si è informato almeno una volta al giorno sulla pandemia e sulle regole da rispettare attraverso la programmazione radiofonica. Il 30% dei radioascoltatori ha dedicato più tempo all’ascolto in casa rispetto al periodo pre-Covid. I dati sull’ascolto medio giornaliero nel secondo semestre del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 sono dunque chiari: a fronte di un calo del numero di ascoltatori dall’autoradio, dovuto alle limitazioni alla mobilità, e di una tenuta dell’apparecchio tradizionale, crescono tutti gli altri device. Nell’ultimo anno gli spettatori dei canali televisivi della radio in un giorno medio sono aumentati dell’8%.
E infatti la radiovisione è una realtà in crescita, grazie alla modalità simulcast crossmediale, cioè alla possibilità di fruire dei contenuti radio contemporaneamente su qualsiasi dispositivo. Sono circa 19 milioni gli italiani che seguono programmi radiofonici in formato video attraverso uno schermo: tv, smartphone o pc. Di questi, quasi 11 milioni seguono la radiovisione sugli schermi tv. E il successo sembra destinato a proseguire anche dopo la pandemia. Secondo il Censis il 52% dichiara che vorrebbe avere sempre di più la possibilità di fruire dei contenuti radiofonici su device diversi anche in formato video. E il 50% di chi segue la radiovisione la trova piacevole, il 27,5% coinvolgente, il 24% innovativa.
L’89% degli italiani, poi, è convinto che la partita degli ascolti si vinca sul piano della qualità dei contenuti e dei programmi proposti e non su quello degli apparecchi che li veicolano. L’87% pensa che la multicanalità sia la logica evoluzione dei cambiamenti intervenuti negli stili di vita e nelle modalità di consumo della popolazione. Il 72% vuole poter seguire i contenuti radio in qualsiasi momento della giornata e in ogni luogo, a prescindere dal device utilizzato. Forte è anche la componente on demand, rappresentata da chi segue i programmi su YouTube (18%) e scarica i podcast (12%).