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Migliora l’economia dell’Eurozona, ma il quadro resta incerto

Le imprese italiane, intanto, guardano al futuro con ottimismo. Secondo il quarto Rapporto Censis-Eudaimon, il post-pandemia sarà caratterizzato dalla corsa al recupero di fatturato

di Redazione

A marzo, l’economia dell’Eurozona è cresciuta ad un ritmo superiore alle attese. Lo rivelano gli indici PMI elaborati da IHS Markit. Determinante la performance del settore manifatturiero: l’indice PMI è cresciuto a 62,4 punti – contro i 57,7 punti previsti dagli analisti – dai 57,9 di febbraio. Si tratta del valore più alto da giugno 1997. Un appunto, prima di passare al dato relativo ai servizi: l’indice PMI è un indicatore macroeconomico fondamentale per comprendere l’andamento di un’economia perché tiene conto di molti fattori – nuovi ordini, consegne, scorte, produzione… – e, una volta calcolato, se il punteggio è superiore a 50 punti, ciò significa che l’economia sta attraversando una fase di espansione.

Per i servizi, penalizzati dalle misure restrittive che prevedono il distanziamento sociale, la crescita è stata più contenuta, con l’indice PMI passato da 45,7 a 48,8 punti. Anche in questo caso, comunque, le previsioni stimavano un aumento meno consistente, a 46 punti. Complici entrambi gli aumenti, il PMI composito ha raggiunto i 52,5 punti dai 48,8 precedenti – era atteso a 49,1 punti –, il valore più alto in otto mesi.

Secondo IHS Markit, complice l’andamento della pandemia e l’introduzione di nuove misure restrittive in diversi Paesi europei, le previsioni future sono in discesa.

Guardano invece al futuro con ottimismo la stragrande maggioranza delle imprese italiane. Secondo il quarto Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato con il contributo di Credem, Edison e Michelin, l’87% delle aziende italiane è ottimista, pronto alle sfide post-Covid. Discorso diverso per i lavoratori. In 9,4 milioni hanno espresso preoccupazione per il proprio posto di lavoro. Secondo il report, il post-pandemia sarà caratterizzato dalla corsa al recupero di fatturato, crollato a causa dell’emergenza sanitaria, e di quote di mercato (76%) e dalla sfida della transizione digitale (36,2%).

Per tornare ai livelli precedenti la crisi sanitaria, però, sarà necessario attendere il 2022. A stimarlo è l’Osservatorio Pulse della Crif, la Centrale rischi finanziari, che ha quantificato gli effetti della pandemia sulle imprese italiane. Nel 2020, il fatturato è diminuito dell’11,1%. Secondo Crif, quest’anno ci sarà un recupero del 7,5% e soltanto nel 2022 le imprese riusciranno a superare la crisi, registrando un fatturato superiore del 2,7% rispetto al 2019.

 

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