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Segnali di miglioramento, ma la crescita resta debole

L’ICC di Confcommercio segnala a marzo il ritorno in territorio positivo. Tuttavia il il rischio di non raggiungere una crescita superiore al 4% nel 2021 si fa più concreta

di Redazione

Un malato che resta grave, ma che è in progressivo miglioramento: così Confcommercio descrive la situazione economica dell’Italia. L’ICC (Indicatore dei Consumi Confcommercio) segnala a marzo il ritorno, dopo più di un anno, in territorio positivo con una crescita del 20,6% nel confronto annuo che, comunque, appare largamente insufficiente a compensare le perdite dei consumi patite un anno fa. In altre parole, il livello della spesa reale a marzo 2021 è ancora inferiore a quello di marzo 2019 del 19%, osserva Confcommercio.

A febbraio 2021, dopo il recupero di gennaio, la produzione industriale è tornata a registrare una variazione molto contenuta (+0,2% su base mensile), che ha lasciato in negativo il confronto su base annua (-1%). Per quel che riguarda il sentiment delle imprese del commercio al dettaglio a marzo ha registrato una diminuzione del 3% mensile e del 4,2% su base annua. 

Del ritorno a marzo 2021 dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio in territorio positivo dopo tredici mesi, registrando una variazione annua positiva con un incremento del 20,6%, hanno beneficiato soprattutto i beni (+25,8%) per i quali, sia pure con molte restrizioni, è stato possibile svolgere un minimo di attività. Decisamente più contenuto è stato l’incremento registrato per i servizi (+4%), per i quali la variazione in positivo è legata a infinitesimali miglioramenti della domanda che, per molti settori, dopo mesi di restrizioni e chiusure, è quasi azzerata. Il miglioramento di marzo non ha peraltro impedito una chiusura in negativo della domanda complessiva anche nel primo trimestre (-6,1%).

Dopo aver archiviato un primo trimestre ancora caratterizzato da un segno negativo (-1,3% congiunturale, leggermente sopra le stime del mese scorso che indicavano -1,5%) ad aprile il PIL è atteso crescere in misura molto contenuta (+0,2%) su marzo. Su base annua, la variazione è del +22,1%. Nonostante questa confortante valutazione, il rischio di non raggiungere una crescita superiore al 4% nell’intero 2021 si fa più concreta, dice Confcommercio.

Le dinamiche tendenziali

Le dinamiche settoriali evidenziano a marzo 2021 un quadro decisamente articolato e fortemente condizionato dagli effetti che ha avuto la pandemia sui comportamenti di consumo e sui singoli segmenti di domanda. Le dinamiche vanno pertanto lette con estrema attenzione e alla luce di quanto accaduto nei dodici mesi precedenti. «Non basta un aumento sporadico a due o a tre cifre per colmare un vuoto di domanda che si è protratto per oltre un anno», scrive a tale proposito la Confcommercio. Per molti segmenti di consumo il confronto con lo stesso mese del 2019 segnala, infatti, dati ancora pesantemente negativi. Alla luce di queste valutazioni vanno letti gli aumenti per le vendite di auto a privati e soprattutto quelli relativi ai carburanti ed all’abbigliamento ed alle calzature, segmenti per i quali il calo nel confronto con marzo del 2019 è superiore al 30%. Particolarmente difficile rimane la situazione per la filiera turistica, la mobilità ed i settori legati alla fruizione del tempo libero. Di fatto il dato di marzo certifica solo il raggiungimento di una soglia minima di domanda, che per molti settori è prossima all’azzeramento, rendendo sempre più complicata la sopravvivenza per molte imprese.

 

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