Giornata della Terra, non si arresta il riscaldamento
Anche in Europa si registrano livelli record. Il presidente degli Usa, Joe Biden, annuncia un taglio delle emissioni tra il 50 e il 52% entro il 2030
di Redazione
Oggi, giovedì 22 aprile, è la Giornata della Terra, giunta alla 51esima edizione, in cui si celebra l’ambiente e si sensibilizza anche l’opinione pubblica sull’importanza di salvaguardare il pianeta. Quest’anno il tema è Restore Our Earth che, tradotto dall’inglese, significa: ripariamo la nostra Terra. Un obiettivo possibile soltanto attraverso diverse iniziative, individuali e collettive, a partire dalla riduzione delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. Fondamentali, sotto questo punto di vista, le azioni dei governi.
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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato oggi che gli States raddoppieranno l’obiettivo sul clima, puntando a ridurre le emissioni tra il 50 e il 52% entro il 2030. Un impegno analogo a quello assunto dall’Unione europea ieri, al termine di una trattativa tra Commissione europea, Consiglio dell’Unione europea e Parlamento europeo: nel dettaglio, l’UE mira a ridurre le emissioni del 55% rispetto al livello del 1990.
Per quanto ambiziosi, secondo alcuni esperti, i tagli non saranno sufficienti a mantenere l’incremento delle temperature entro gli 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, soglia oltre la quale si avranno degli effetti devastanti sull’ambiente, tra cui l’acidificazione degli oceani e la riduzione dell’ossigenazione.
«Siamo risoluti ad agire», ha assicurato Biden. «Rispondendo e combattendo i cambiamenti climatici, vedo l’occasione di creare milioni di posti di lavoro. È il decennio decisivo per evitare le conseguenze peggiori: dobbiamo agire», ha concluso, avviando dalla East room della Casa Bianca i lavori del vertice (virtuale) sul clima che vede la partecipazione di 40 capi di Stato e governo, tra cui il presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping.
Alcuni dati in Europa
I gas serra continuano ad aumentare, viene osservato nel rapporto di Copernicus climate change service (C3S) sullo stato del clima in Europa nel 2020., che è stato l’anno più caldo mai registrato nel Vecchio continente con almeno 0,4 gradi sopra la media dei cinque anni più caldi (registrati tutti nell’ultimo decennio), con temperature calde in autunno e in inverno (3,4 gradi sopra la media). Anche i livelli delle precipitazioni hanno raggiunto livelli record. Addirittura nella Siberia artica il 2020 è stato l’anno più caldo di sempre. La pandemia ha avuto come effetto leggere riduzioni delle emissioni causate dall’uomo, ma la strada per un processo virtuoso è ancora lunga.