Stati Uniti: Biden alla prova dei 100 giorni
Il presidente americano si avvicina al primo traguardo della sua amministrazione con un indice di approvazione abbastanza alto, dice il Pew Research Center
di Fabio Germani
Con il primo intervento al Congresso a Camere riuniti, il presidente statunitense Joe Biden celebrerà, per così dire, i primi cento giorni della sua amministrazione. Segnata, inevitabilmente, dalla pandemia (e dalle sue conseguenze economiche), ma anche dalle questioni che da sempre attraversano il paese, quali il razzismo sistemico, problema di lunghissimo corso su cui la Casa Bianca ha promesso un nuovo approccio. Ad ogni modo, per l’occasione, Biden dovrebbe annunciare un nuovo intervento di politica economica, per un valore di 1.500 miliardi, dopo il piano di soccorso pandemico destinato soprattutto a famiglie e imprese da 1.900 miliardi, già approvato dal Congresso,più il programma da 2.300 miliardi per le infrastrutture. Senza dimenticare, ovviamente, l’impegno dell’amministrazione Biden verso una più completa transizione energetica (si parla anche, tra le altre cose, di carbon tax).
Ma qual è il giudizio degli americani sulla nuova amministrazione? Risponde il Pew Research Center, che sull’argomento, in prossimità del traguardo dei 100 giorni, ha diffuso una sua indagine. Joe Biden si avvicina al primo step della sua presidenza con un indice di approvazione abbastanza alto e i cittadini continuano a esprimere opinioni positive (67%) sul pacchetto di aiuti approvato dal Congresso. Quasi tre quarti degli americani (72%), afferma il Pew Research Center, sostiene che l’amministrazione Biden ha svolto un lavoro eccellente o buono, gestendo la produzione e la distribuzione dei vaccini anti-Covid agli americani. Le opinioni su Biden e sulla sua amministrazione, tuttavia, evidenziano netti contrasti con le opinioni relative al suo predecessore. Il 46% afferma di apprezzare il modo in cui Biden agisce da presidente (46%) rispetto a quelli che esprimono un’opinione contraria (27%).
Sul fronte pandemico, una percentuale schiacciante di democratici ed elettori indipendenti di tendenza democratica (88%) afferma che l’amministrazione ha svolto un lavoro eccellente o buono nel lancio del vaccino, pensiero condiviso anche dal 55% di elettori e sostenitori repubblicani. In questo senso, risultano peggiori le valutazioni sull’operato dell’amministrazione Trump (il 43% afferma di ritenere quello del predecessore di Biden un lavoro eccellente o buono), tuttavia il 55% – l’86% tra i repubblicani e il 31% tra i democratici – esprime opinioni positive sul sostegno dell’amministrazione Trump allo sviluppo dei vaccini anti-Covid da parte di diverse aziende farmaceutiche.
Che “tipo” di America
Gli Stati Uniti crescono meno, demograficamente parlando. Nello specifico, nell’ultimo periodo, hanno registrato la crescita demografica più bassa dalla Grande Depressione, secondo il censimento nazionale. Il Census Bureau ha confermato, infatti, lo spostamento verso sud e ovest della popolazione interna e contestualmente la perdita dell’influenza politica di alcuni grandi centri, come New York. Il dato che più risalta dal Census 2020 è il tasso di incremento in America degli abitanti nel decennio 2010-2020, in crescita solo del 7,4% (ai tempi della Grande Depressione degli anni trenta, appunto, il valore si attestava al 7,3%). A determinare quest’ordine di grandezza, il tasso di natalità in calo e anche la diminuzione dei flussi migratori. Ovviamente in un grande paese quali sono gli Stati Uniti il trend non si è registrato allo stesso modo ovunque e ciò avrà ripercussioni anche in termini elettorali, già a partire dalle midterm del 2022. Il Texas, ad esempio, avrà due seggi in più alla Camera, mentre uno in più lo avranno Florida, North Carolina, Colorado, Montana e Oregon. Al contrario ne perderanno Illinois, Michigan, Ohio, West Virginia, Pennsylvania, New York e, per la prima volta, California. Uno scenario che potrebbe, almeno in teoria, avvantaggiare i repubblicani.