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Il peso dell’incertezza, italiani pessimisti sul futuro dell’economia del paese

Per molti la propria situazione economica è rimasta pressoché invariata, eppure emergono preoccupazioni sulla tenuta dell’economia nazionale

di Redazione

Sebbene per molti la situazione economica sia rimasta pressoché uguale negli ultimi 12 mesi, dalle rilevazioni dell’Eurispes, contenute nel Rapporto Italia 2021, emerge un certo pessimismo degli italiani sul futuro dell’economia del paese. Otto su dieci (79,5%), rileva l’Eurispes, avvertono un peggioramento (netto 54,4% o in parte 25,1%) dell’economia nazionale negli ultimi dodici mesi. L’11,6% ritiene che la situazione sia rimasta stabile, mentre solo il 3,8% indica un leggero (2,9%) o un netto (0,9%) miglioramento. A sottolineare l’eccezionalità della crisi generata dalla pandemia è il confronto con le risposte registrate nei cinque anni precedenti, quando è sempre prevalsa l’idea di una sostanziale stabilità nell’andamento della situazione economica del paese e le opinioni sul peggioramento coinvolgevano meno della metà degli intervistati.

Rispetto al futuro dell’economia del nostro paese, però, prevale un sentimento di pessimismo con il 53,4% di chi si dice convinto che nei prossimi dodici mesi la situazione è destinata a peggiorare. Nonostante i giudizi negativi espressi sull’andamento dell’economia del paese, gli italiani riferiscono, nel 42,4% dei casi, che la propria situazione economica negli ultimi dodici mesi è rimasta invariata.

Le difficoltà delle famiglie

Rispetto al passato sono diminuite le famiglie che devono utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese (37,1%, il massimo si è raggiunto proprio lo scorso anno con il 47,7%) e aumentate quelle che dichiarano di arrivare senza grandi difficoltà a fine mese (44,3%, superato solo nel 2017 con il 51,7%) e di riuscire a risparmiare (27,6%). «Tutti segnali positivi – osserva l’Eurispes – se non ci fosse la tendenza opposta per quanto riguarda l’incremento di quelle che hanno difficoltà a pagare la rata del mutuo (38,2%) e l’affitto (47,7%). Aumentano di poco le percentuali di quanti faticano a pagare le spese mediche (24,1%; +1,8%) e a pagare le utenze domestiche (27%; +1,1%)».

Il 28,5% dei cittadini afferma di essere dovuto ricorrere al sostegno economico della famiglia di origine, ma solo il 14,8% ha chiesto aiuto ad amici, colleghi o altri parenti. Il 15,1% ha fatto richiesta di un prestito bancario e quasi il doppio ha effettuato acquisti rateizzando il pagamento (28,7%). Circa un decimo del campione ha messo in atto i seguenti comportamenti: chiedere soldi in prestito a privati (non amici/parenti) non potendo accedere a prestiti bancari (9,4%); tornare a vivere nella casa della famiglia d’origine o dai suoceri (10%); vendere/perdere dei beni (11,4%); ritardi nel saldo del conto presso commercianti/artigiani (11,8%). Sono di più invece gli intervistati che hanno pagato le bollette con forte ritardo (22,4%) e che sono stati in arretrato con le rate del condominio (18%). Per quanto riguarda particolari situazioni lavorative, sono molto simili tra loro le percentuali di quanti hanno accettato di lavorare senza contratto (15,4%) e hanno svolto più di un lavoro contemporaneamente (15,1%).

Le rinunce

Sul fronte dei servizi alla persona, il 41,1% tra chi ha figli in età scolare ha rinunciato all’istruzione privata e nelle situazioni familiari in cui c’era la necessità di una badante ne ha fatto a meno un italiano su tre (33,4%), mentre in poco più di un caso su cinque sono state rimandate le visite mediche specialistiche (22,4%). Per quanto riguarda i consumi, gli italiani hanno rinunciato più spesso all’acquisto di una nuova automobile (37,3%), ma anche alle spese sulla casa (sostituzione di arredi/elettrodomestici 34,5% e riparazioni/ristrutturazioni 34,2%); meno frequente il caso in cui è stata rimandata la riparazione del proprio auto/motoveicolo (23,9%).

 

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