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La vitalità delle imprese straniere supera i livelli pre covid-19

Unioncamere: «Il fenomeno dell’imprenditoria straniera rappresenta una parte strutturalmente significativa del tessuto imprenditoriale nazionale». 

di Redazione

Riprende slancio e supera i livelli pre-pandemia la vitalità dell’imprenditoria immigrata. Tra gennaio e giugno il bilancio tra le nuove imprese aperte da stranieri e quelle che hanno chiuso i battenti ha fatto registrare un saldo positivo di 16.197 unità, nettamente più elevato del corrispondente periodo del 2020 – fortemente influenzato dal lockdown – ma anche del primo semestre del 2019, quando l’incremento netto delle imprese di stranieri fu di 10.205 unità. E’ quanto risulta dalla fotografia scattata da Unioncamere e InfoCamere sulle imprese di stranieri1 iscritte al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio al 30 giugno 2021.

Nel complesso – con una quota ormai stabilmente attestata al 10,5% del totale delle imprese registrate – il fenomeno dell’imprenditoria straniera rappresenta una parte strutturalmente significativa del tessuto imprenditoriale nazionale. In Toscana (14,4%), Liguria (14,3) e Lombardia (13) si registrano le concentrazioni più elevate sul totale delle imprese esistenti, mentre Basilicata (3,9),Valle d’Aosta e Sicilia (6,1) fanno segnare quelle meno significative. In valore assoluto, la terra dielezione dell’imprenditoria straniera è la Lombardia, dove hanno sede 124.603 imprese guidate da persone nate fuori dei confini nazionali. A distanza seguono il Lazio (81.938) e la Toscana (58.937).

Tre imprese di stranieri su quattro (per la precisione 484.888 imprese, il 75,8% del totale) opera nella forma più semplice di impresa individuale, ma un consistente numero (105.298, il 16,5%) ha scelto la forma della società di capitale. Commercio al dettaglio (160.415 imprese), lavori di costruzione specializzati (123.225) e ristorazione (49.339) costituiscono le attività in assoluto più praticate dagli imprenditori stranieri nel nostro Paese. Da notare, tuttavia, come la maggiore presenza a livello settoriale si registri nelle attività della confezione di articoli di abbigliamento, dove le 17.039 imprese registrate alla fine del giugno scorso rappresentavano il 33% di tutto il comparto a livello nazionale. Infine, guardando alle sole imprese individuali (le uniche per le quali sia possibile associare la nazionalità partendo dal Paese di nascita del titolare), tra i primi dieci Paesi di provenienza i dati del I semestre 2021 segnalano l’arretramento (seppur lieve) di alcune nazionalità “storiche” come quella del Marocco (comunque stabilmente al primo posto quanto a imprese registrate: oltre 63mila, il 12,9% del totale delle imprese individuali straniere), della Cina e del Bangladesh a vantaggio di Romania (che consolida il suo secondo posto con 53.079 unità, il 10,8% del totale), Albania e Pakistan.

(fonte: Unioncamere)

 

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