In Italia la pressione fiscale tornerà ai livelli pre-Covid nel 2026
Quest’anno, riporta il Fiscal monitor del Fondo monetario internazionale, si attesterà al 47,5% e rimarrà su livelli analoghi fino al 2025
di Redazione
Quest’anno, in Italia, la pressione fiscale si attesterà al 47,5%, mostrandosi al di sopra degli ultimi standard precedenti la crisi pandemica e rimarrà su livelli analoghi fino al 2025. È quanto emerge dall’ultimo Fiscal monitor del Fondo monetario internazionale (FMI), secondo cui nel 2022 registrare una performance uguale, per salire leggermente nel 2023 al 47,6%. Valore uguale anche nel 2024, mentre nel 2025 scenderà al 47,4% per poi tornare vicina al 47% nel 2026, quando dovrebbe attestarsi al 47,1%, un livello che comunque sarà ancora superiore al periodo pre pandemia: tra il 2016 ed il 2018 la pressione fiscale era inferiore al 47%.
Nel report, il FMI spiega poi che la spesa pubblica, pari al 48,6% del PIL nel 2019, è salita al 57,3% nel corso del 2020 a causa delle misure anti covid e della crisi legata ai lockdown, mentre alla fine dell’anno in corso dovrebbe salire al 57,7%.
A partire dal prossimo anno dovrebbe però tornare a scendere, portandosi al 52,1%, per proseguire il calo negli anni successivi: 51,1% nel 2023, 50,5% nel 2024, 50,1% nel 2025 e 49,4% alla fine dell’orizzonte di previsione. Per quanto riguarda invece il deficit di bilancio, secondo le stime contenute nell’analisi dovrebbe raggiungere il 10,2% per poi ridiscendere gradualmente fino a toccare il 3,5% nel 2023.
Preoccupante l’andamento del rapporto tra debito e PIL che dopo esser salito dal 134,6% del 2019 al 155,8% del 2020, dovrebbe rimanere ancora su livelli elevati sia quest’anno che il prossimo, rispettivamente al 154,8% e al 150,4%. Nel 2023 scenderà, invece, sotto la soglia dei 150 punti percentuali per arrivare a toccare il 146,5% al termine del 2026.
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