Crisi climatica: nel mondo in molti dubitano del successo degli sforzi internazionali
Una recente indagine del Pew Research Center – in questi giorni è in corso a Glasgow la Cop26 – evidenzia i dubbi di tanti cittadini a livello mondiale, molti dei quali sono però favorevoli a cambiare abitudini e comportamenti
di Redazione
Oltre 100 leader mondiali hanno promesso lo stop alla deforestazione nei rispettivi paesi entro il 2030. Questo è stato il primo, rilevante accordo raggiunto in occasione della Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in corso a Glasgow (Scozia) fino al 12 novembre, che intende mettere d’accordo tutti i paesi partecipanti su come arginare le conseguenze devastanti causate dai cambiamenti climatici, quando, secondo il parere di numerosi esperti, siamo ormai entrati nel decennio decisivo per il futuro del pianeta (la riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030 resta l’obiettivo prioritario). C’è solo un problema: l’unità di intenti è difficile da raggiungere e molti paesi, soprattutto tra le economie emergenti, vanno in ordine sparso. Ma in questi giorni si stanno comunque mettendo sul tavolo diversi strumenti per tentare di arginare quella che è già, a tutti gli effetti, una crisi globale. Tra gli strumenti, anche la cosiddetta finanza climatica, una serie di meccanismi volti a favorire la transizione energetica. Ma quali sono le principali preoccupazioni delle persone quando si parla di crisi climatica? La risposta breve è che molti, a livello mondiale, dubitano del successo degli sforzi internazionali.
Il Pew Research Center ha condotto al riguardo sondaggi in varie parti del mondo. Ovunque le persone hanno espresso una diffusa preoccupazione per l’impatto che il cambiamento climatico può avere sulle nostre vite. Il 72% ha affermato di temere di essere personalmente danneggiato dai cambiamenti climatici nel corso della loro vita, mentre quote di intervistati decisamente inferiori ritengono di non essere particolarmente o per niente interessati alla questione (rispettivamente 19% e 11%).
La percentuale di adulti che si sono detti molto preoccupati che il cambiamento climatico possa danneggiarli, varia da un massimo del 57% in Grecia a un minimo del 15% in Svezia. In media l’80% complessivo degli intervistati ha dichiarato questa primavera che sarebbe disposto ad assumere alcuni cambiamenti nella propria vita per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici. Tale quota varia dal 62% osservato in Grecia all’8% in Giappone. In Nord America, circa tre quarti o più dei canadesi (82%) e degli statunitensi (74%), hanno dichiarato di essere disposti a modificare qualcosa dello stile di vita per contribuire a ridurre gli effetti del cambiamento climatico globale.
Tuttavia solo il 46% dei cittadini intervistati a livello mondiale si dice fiducioso che le azioni intraprese dalla comunità internazionale ridurranno significativamente i rischi legati al clima. I più ottimisti sono i sudcoreani (68%), i tedeschi e i cittadini dei Paesi Bassi (entrambi al 58%). I più pessimisti sono invece i francesi (in Francia il 65% si dichiara non fiducioso), mentre in Italia gli ottimisti si attestano al 41%.