Guerra in Ucraina, quali conseguenze sull’economia?
Timori per un aggravamento della crisi energetica. L’Europa dipende complessivamente dal gas russo, si valutano dure sanzioni per colpire Mosca
di Redazione
Con l’aggravarsi della crisi ucraina – la Russia ha lanciato la sua offensiva militare nella mattinata di giovedì 24 febbraio, arrivando nei pressi di Kiev – aumentano gli interrogativi relativi al futuro dell’Europa, tanto da un punto di vista politico quanto sul piano economico. Con i timori di una guerra su larga scala – sebbene per il momento scongiurati: non sono previsti interventi diretti dei paesi Nato (non facendone parte l’Ucraina), anche se nel frattempo Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia hanno già richiesto l’attivazione dell’articolo 4, secondo cui «le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata» – quali ripercussioni nell’immediato? E per quanto riguarda l’Italia?
I rapporti commerciali dell’Italia con la Russia rimangono importanti. «Dopo il consistente calo dell’interscambio a partire dal 2014 – si legge sul sito del ministero degli Esteri –, dovuto alla congiuntura negativa dell’economia russa conseguente al crollo del prezzo degli idrocarburi e alla svalutazione del rublo, nonché alle sanzioni imposte alla Russia dall’UE e altri partner occidentali a seguito della crisi ucraina (del 2014, appunto) e alle relative controsanzioni russe verso il mercato europeo, dal 2017 la situazione è sensibilmente migliorata. In termini di esportazioni, la presenza di prodotti Made in Italy sul mercato russo è tornata sulle quote di mercato del 2013 (attorno al 4,5%), recuperando la contrazione del biennio 2015-2016. In termini di valore assoluto peraltro sia l’export che l’interscambio complessivo non sono più tornati ai valori pre-crisi. Secondo i dati Istat – prosegue l’analisi –, nel 2019 l’interscambio tra Russia e Italia è ammontato a 22,2 miliardi di euro (-1,3% rispetto al 2018). Le esportazioni italiane in Russia hanno raggiunto i 7,9 miliardi di euro (+4,6%) e le importazioni italiane dalla Russia hanno raggiunto i 14,3 miliardi di euro (-4,3%)».
Dunque, dal quadro emerge per l’Italia una bilancia commerciale negativa nei confronti della Russia e le importazioni pesano per oltre l’80% in gas e petrolio. In generale, però, è l’Europa nel suo complesso a dipendere dal gas russo e la crisi energetica potrebbe inasprire ancora di più i prezzi della bolletta, già in aumento dopo le precedenti mosse di Mosca. Come prima reazione si registra un aumento del 30% – quarto giorno consecutivo di rialzi – sul mercato di Amsterdam, benchmark del metano per il vecchio continente. Ma rincari sono attesi anche, tra gli altri, su alcuni prodotti alimentari (quali pasta e farine), circostanza che interessa anche il nostro paese.
Da Bruxelles ha parlato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, annunciando un massiccio pacchetto di sanzioni contro Mosca, con l’auspicio che possano rappresentare un deterrente per eventuali ulteriori mosse militari della Russia, la cui economia è di dimensioni ridotte (a fronte di un potenziale militare di livello) e dipendente, appunto, dall’esportazione di materie prime. «Questo – ha spiegato von der Leyen – comprenderà sanzioni finanziarie che limiteranno fortemente l’accesso russo ai mercati finanziari. Queste sanzioni sopprimeranno la crescita economica, aumenteranno il costo del debito, aumenteranno l’inflazione e intensificheranno la fuoriuscita di capitale ed eroderanno gradualmente le basi industriali». Tra le sanzioni si valutano lo stop all’export di tecnologia (anche per uso militare). Nuove sanzioni potrebbero infine scattare a breve anche da parte degli Stati Uniti.