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Il mercato del lavoro italiano a due velocità

Nonostante il recupero osservato nelle ultime settimane, emergono ancora problemi legati alla domanda insoddisfatta di occupazione

di Redazione

Il mercato del lavoro in Italia procede a due velocità. Da un lato si registra un recupero di occupati tutt’altro che trascurabile, per quanto a sua volta quest’ultimo presenti delle ombre. Dall’altro lato, invece, si osservano le ataviche difficoltà che da sempre (o quasi) lo caratterizzano. Se a marzo – dati Istat – si è registrato il numero di occupati che è tornato a superare i 23 milioni, portando il tasso di occupazione al 59,9% (record dall’inizio delle serie storiche), è vero anche che tale crescita riguarda soprattutto i dipendenti a termine, la cui stima raggiunge i 3 milioni 150 mila, il valore più alto dal 1977. Ma l’Italia continua a fare i conti con i disoccupati che non cercano lavoro, raggiungendo nel 2021 nuovi valori record. 

Nello specifico, secondo l’Eurostat, l’ufficio statistico dell’UE che ha diffuso tali aggiornamenti pochi giorni fa, lo scorso anno nel nostro paese il tasso di persone disponibili a lavorare, ma che non cercavano un impiego, si è attestato all’11,8%, contro il 4,1% dell’Eurozona e il 3,7% dell’intera Unione. In altre parole, quanto alla domanda insoddisfatta di occupazione nel 2021 – che si attestava al 14% nell’UE (era al 14,9% nel 2020) –, l’Italia occupa una poco invidiabile seconda posizione in Europa, con una quota pari al 22,8%, dietro alla Spagna (24,1%) e non molto distanziata dalla Grecia.

Estendendo il discorso all’inattività nel complesso, gli ultimi dati Istat evidenziano una diminuzione dello 0,2%, confermando il tasso di inattività su livelli piuttosto alti, al 34,5%, sebbene di ritorno sui valori prima della pandemia.

Chiaramente, per una ripresa duratura, il periodo di incertezza economica legata alle tensioni geopolitiche e al conflitto tra Russia e Ucraina non aiuta. La Commissione europea, infatti, ha tagliato le stime di crescita dell’Italia (ma è praticamente in rallentamento un po’ ovunque). Secondo le nuove previsioni diffuse oggi, lunedì 16 maggio 2022, il Pil del nostro paese dovrebbe scendere al 2,4% nel 2022 e calare ancora all’1,9% nel 2023, dal 4,1% e 2,3% previsti a febbraio. Alla base c’è, appunto, l’impatto della guerra che pesa su catene di approvvigionamento e prezzi. Il tasso di inflazione sfiorerà infatti il 6% nel 2022 (due punti in meno della media dell’area dell’euro), per poi attestarsi attorno al 2,3% il prossimo anno.

 

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