Prezzi-retribuzioni, divario di quasi sei punti
Lo rileva l’Istat nei primi sei mesi dell’anno. A fine giugno oltre sei milioni in attesa di rinnovo contratto, il 51,6% del totale
di Redazione
Il divario tra la dinamica delle variazioni dei prezzi – misurata dall’IPCA – e quella delle variazioni delle retribuzioni contrattuali, nella media dei primi sei mesi dell’anno, arriva a quasi sei punti percentuali, afferma l’Istat. Ma procediamo con ordine. Alla fine di giugno 2022, osserva l’Istat nel report su Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali (aprile-giugno 2022), i 40 contratti collettivi nazionali in vigore riguardano il 48,4% dei dipendenti – circa 6,0 milioni – e corrispondono al 48,8% del monte retributivo complessivo. Nel corso del secondo trimestre 2022 sono stati recepiti dieci contratti. Nel settore privato: agricoltura-operai, servizio smaltimento rifiuti aziende private e municipalizzate e autoferrotranvieri. Per il settore pubblico si segnala la chiusura definitiva dei primi rinnovi relativi al triennio 2019-2021 che sono pertanto nuovamente scaduti. In particolare, sono stati recepiti gli accordi per Funzioni Centrali (ministeri, agenzie fiscali e enti pubblici non economici), Corpi di polizia a ordinamento civile e militare e Forze Armate.
I contratti che, a fine giugno 2022, sono in attesa di rinnovo scendono a 33 e coinvolgono circa 6,4 milioni di dipendenti, il 51,6% del totale. Il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto, tra giugno 2021 e giugno 2022, è passato da 28,1 a 30,7 mesi, mentre per il totale dei dipendenti diminuisce lievemente (da 16,5 a 15,8 mesi).
La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-giugno 2022, aggiunge l’Istat, è dello 0,8% più elevata rispetto allo stesso periodo del 2021. L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a giugno 2022 segna un aumento congiunturale dello 0,3% e dell’1,0% rispetto a giugno 2021. L’aumento tendenziale è stato dell’1,6% per i dipendenti dell’industria, dello 0,4% per quelli dei servizi privati e dello 0,5% per i lavoratori della pubblica amministrazione.
I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono quelli dei ministeri (+4,4%), dell’agricoltura (+4,1%), delle farmacie private (+3,9%) e dell’edilizia (+3,3%). L’incremento è invece nullo per il commercio e per il credito e assicurazioni.
«Nel secondo trimestre 2022 – è il commento dell’Istat –, l’attività contrattuale del settore privato ha visto la sottoscrizione di diversi accordi e alla fine di giugno sono poco più di un terzo i dipendenti con il contratto scaduto, quasi tutti occupati nei servizi. Nel settore pubblico si applicano i primi rinnovi relativi al triennio 2019-21. Essi tuttavia, essendo già scaduti, non contribuiscono a ridurre la quota dei dipendenti che a giugno 2022 sono in attesa di rinnovo (quota che rimane al 100%). Complessivamente, la dinamica retributiva risulta moderata seppur in aumento rispetto al periodo precedente. Il divario tra la dinamica delle variazioni dei prezzi, misurata dall’IPCA, e quella delle variazioni delle retribuzioni contrattuali, nella media dei primi sei mesi dell’anno, arriva a quasi sei punti percentuali».