Save The Children: «In Italia il tasso di abbandono scolastico è al 12,7%»
In Italia, il 12,7% degli studenti non consegue il diploma perché abbandona anticipatamente gli studi. Lo denuncia un rapporto di Save The Children, “Alla ricerca del tempo perduto”, tracciando un quadro che dovrebbe suscitare un po’ di preoccupazione. C’è una quota consistente di diplomati – il 9,7%, circa un diplomato su dieci nel 2022 – «senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università». Nel report, Save The Children la definisce «dispersione implicita», sottolineando che esiste una corrispondenza tra quest’ultima, il livello di apprendimento e alcuni indicatori strutturali. Dall’analisi dei dati emerge infatti che nelle province dove si registra l’indice di «dispersione implicita» più basso, le scuole primarie hanno assicurato ai bambini maggior offerta di tempo pieno (frequentato dal 31,5% degli studenti contro il 24,9% nelle province ad alta dispersione), maggior numero di mense (il 25,9% delle scuole contro il 18,8%), di palestre (42,4% contro 29%) e sono inoltre dotate di certificato di agibilità (47,9% contro 25,3%). Esistono forti disparità a livello territoriale: l’abbandono scolastico e la «dispersione implicita» sono maggiormente diffuse nelle regioni meridionali. Nella maggioranza delle regioni del Sud, l’abbandono scolastico tocca percentuali superiori alla media nazionale, con picchi in Sicilia (21,1%), Puglia (17,6%), Campania (16,4%) e Calabria (14%). La «dispersione implicita» risulta più alta in Campania, al 19,8%. Se si approfondiscono le competenze nelle singole materie, utilizzando i risultati dei test Invalsi, si scopre che in alcune regioni meridionali (Campania, Calabria, Sicilia) oltre il 60% degli studenti non raggiunge il livello base delle competenze in italiano. Difficoltà anche in matematica: il 70% degli studenti campani, calabresi, siciliani e sardi non possiede le competenze base. Save The Children conclude, ricordando che il 23,1% dei 15-29enni in Italia è un Neet, poiché non lavora, né studia o segue corsi di formazione. Si tratta del numero più alto nell’Unione europea, oltre il doppio di Francia e Germania.