Ucraina, Mosca: «Errori negli sforzi di mobilitazione»
Proteste e manifestazioni – ancora nelle ultime ore nella regione russa del Daghestan –, addirittura fughe. Le immagini dei giorni scorsi provenienti dalla Russia dopo l’annuncio del presidente Vladimir Putin della mobilitazione parziale hanno ora indotto il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitrij Peskov, ad ammettere «errori» negli sforzi di mobilitazione, mentre non è stata presa «alcuna decisione», al momento, sulla chiusura dei confini. Secondo l’osservatorio russo sui diritti umani, Ovd-Info, sono 2.353 i manifestanti arrestati durante le proteste contro la mobilitazione dal 21 al 25 settembre. Il numero comprende sia le persone ancora detenute che quelle già rilasciate dalla polizia russa. Quanto ai referendum nel Donbass, che le autorità ucraine hanno già fatto sapere di non accettare i risultati, il portavoce del Cremlino ha poi riferito che la data dell’adesione ufficiale delle nuove regioni alla Russia sarà annunciata a tempo debito e che «questo sarà preceduto da una certa procedura legata ai nostri legislatori». L’idea di arrivare ad un accordo di pace tra Mosca e Kiev rimane ad ora una prospettiva lontana, ma il ministro degli Esteri della Turchia, Mevlut Cavusoglu, citato dall’agenzia russa Tass, ha riferito che Putin avrebbe aperto, durante i colloqui di Samarcanda dei giorni scorsi con l’omologo turco Erdogan, alla possibilità di un ritorno ai negoziati con l’Ucraina. Ma la posizione russa nei confronti dellìOccidente resta la medesima. «L’Occidente deve rispettare la Russia», ha infatti dichiarato Putin, incontrando il presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, in visita a Mosca.