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Su la pressione fiscale, in lieve calo il potere d’acquisto

Ad ogni modo, osserva l’Istat, il potere d’acquisto delle famiglie nel secondo trimestre 2022 registra una flessione lieve nonostante l’impatto negativo dell’aumento dei prezzi

di Redazione

Nel secondo trimestre 2022 la pressione fiscale, riferisce l’Istat, è stata pari al 42,4%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti del 4,1%. La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 9,3%, in diminuzione di 2,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. A fronte di un aumento dell’1,5% del deflatore implicito dei consumi finali delle famiglie, il potere d’acquisto delle famiglie è lievemente diminuito rispetto al trimestre precedente (-0,1%).

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Nello stesso periodo l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil, prosegue l’Istat, è stato pari al -3,1% (-7,6% nello stesso trimestre del 2021). Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,6% (-3,7% nel secondo trimestre del 2021). Il saldo corrente delle AP è stato anch’esso positivo, con un’incidenza sul Pil dello 0,8% (-0,7% nel secondo trimestre del 2021).

La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 39,6%, è rimasta invariata rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 25%, è aumentato di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

«Nel secondo trimestre dell’anno – è il commento dell’Istat che accompagna la nota –, l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche sul Pil si è marcatamente ridotto in termini tendenziali proseguendo il suo percorso di miglioramento iniziato nel primo trimestre. Il potere d’acquisto delle famiglie ha registrato una flessione lieve nonostante l’impatto negativo dell’aumento dei prezzi. Il tasso di risparmio delle famiglie è diminuito di 2,3 punti percentuali attestandosi tuttavia ancora su livelli più alti rispetto al periodo pre-pandemico. Si conferma il trend crescente del tasso di investimento delle società non-finanziarie, rimane stabile sui minimi della serie storica dal 1999 la quota di profitto».

 

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