Così il quadro economico internazionale
La crisi energetica, le politiche monetarie restrittive e l’elevata incertezza potrebbero determinare una decelerazione dell’economia nei prossimi trimestri
di Redazione
Le recenti previsioni dell’OCSE hanno evidenziato come la crisi energetica, le politiche monetarie restrittive e l’elevata incertezza potrebbero determinare una decelerazione dell’economia internazionale nei prossimi trimestri. È quanto emerge nella consueta Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana dell’Istat, con riferimento il quadro internazionale. La crescita del Pil mondiale, prosegue allora l’Istat, è attesa rallentare dal 3% quest’anno al 2,25% nel 2023. I prezzi di petrolio e gas naturale, dopo una fase di disallineamento, hanno iniziato a mostrare entrambi segnali di contenimento. La quotazione del Brent a settembre è scesa a 90,1 dollari al barile (98,6 ad agosto), registrando la terza flessione consecutiva; i listini del gas naturale europeo sono diminuiti, per la prima volta da maggio, a 59,1 $/mmbtu da 70 $/mmbtu del mese precedente. Il commercio mondiale di beni in volume, supportato dall’attenuazione delle pressioni sulle catene globali del valore e trainato principalmente dagli scambi delle economie avanzate, a luglio ha recuperato (+0,7%) il calo congiunturale del mese precedente (-0,6%). Tuttavia, le prospettive per la domanda mondiale continuano, a peggiorare, come indicato dal PMI globale sui nuovi ordinativi all’export che, a settembre, si è collocato, per il settimo mese consecutivo, al di sotto della soglia di espansione di 50.
Cina
Nello stesso mese di settembre, in Cina, gli indici PMI dei settori manifatturiero e dei servizi hanno segnalato rispettivamente le attese di una moderata espansione e di un calo (per la prima volta da quattro mesi) dell’attività ancora condizionata dagli effetti delle chiusure anti-Covid e dai crescenti problemi del settore immobiliare.
Stati Uniti
Negli Stati Uniti, a settembre, aggiunge ancora l’Istat, la fiducia delle famiglie rilevata dal Conference Board ha continuato a crescere, con incrementi diffusi a tutte le componenti a seguito dell’evoluzione favorevole del mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione è sceso a 3,5% da 3,7% di agosto, e del calo dei prezzi della benzina. Nello stesso mese, la Federal Reserve ha incrementato di 75 punti base, per la terza volta consecutiva, il tasso di interesse di policy, portandolo nell’intervallo indicativo tra 3% e 3,25%, valore massimo dal 2008. Il cambio di intonazione della politica monetaria, volto a contrastare l’inflazione americana ancora sui valori massimi degli ultimi 40 anni, sembra iniziare ad avere gli effetti desiderati. Ad agosto, i prezzi al consumo sono cresciuti dell’8,3% in termini tendenziali in lieve decelerazione dal 8,5% del periodo precedente. Nello stesso mese, le aspettative di inflazione rilevate dalla Federal Reserve di New York hanno mostrato una decisa flessione. Il tasso di cambio del dollaro nei confronti dell’euro ha continuato a oscillare attorno la parità, segnando un apprezzamento solo marginale rispetto ad agosto.
Eurozona
Nell’area dell’euro, l’inflazione ha continuato ad accelerare, osserva l’Istat. A settembre, i prezzi al consumo sono aumentati in termini tendenziali (+10% da +9,1% del mese precedente), toccando un nuovo massimo. Ad agosto il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 6,6%, sui minimi dal 2000 e le vendite al dettaglio in volume hanno segnato un calo marginale in termini congiunturali (-0,3%). Le prospettive per l’area appaiono in progressivo peggioramento. A settembre, l’Economic Sentiment Indicator (ESI) rilevato dalla Commissione europea è risultato inferiore alle aspettative e alla media storica, collocandosi sui minimi da gennaio 2021. I cali sono stati diffusi a tutte le principali economie dell’area e a tutti i settori. Dall’inchiesta – conclude l’analisi l’Istituto nazionale di statistica – è emersa in rallentamento anche la domanda di lavoro delle imprese mentre le aspettative sui prezzi di vendita sono risultate in aumento.