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Si riducono le disuguaglianze di genere in Italia

Secondo il rapporto SDGs 2022 dell’Istat negli ultimi dieci anni si osservano miglioramenti su reddito ed empowerment e inclusione, meno su salute e competenze

di Redazione

Negli ultimi dieci anni in Italia si sono ridotte le disuguaglianze di genere. Ciò non significa che sia stato raggiunto il pieno equilibrio, ma complessivamente le cose sembrano andare meglio. Nel 2021 il rapporto tra il tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e il tasso di occupazione di quelle senza figli si attesta a 73%, in lieve diminuzione (-1,2 punti percentuali) rispetto all’anno precedente. E ancora, alla fine del 2021, l’Italia occupa la seconda posizione (38,8%) dopo la Francia (45,3%) per presenza femminile nei consigli di amministrazione e nei ruoli di alta dirigenza delle grandi società quotate in borsa. Più ridotti, invece, i ruoli di amministratore delegato (1,9%) e presidente (3,5%), che rappresentano rispettivamente il 2,4% del valore totale di mercato delle imprese quotate e il 20,7% della capitalizzazione complessiva. Questa prospettiva viene illustrata dall’Istat nel rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs), il monitoraggio dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile relativo al nostro paese.

L’analisi dell’evoluzione temporale delle misure statistiche Istat-SDGs, spiega l’Istituto, è stata condotta confrontando i dati dell’ultimo anno disponibile (prevalentemente il 2020 o il 2021) con quelli riferiti all’anno precedente o a dieci anni prima. L’analisi di breve periodo mostra un quadro complessivamente positivo: il 50% delle misure è in miglioramento, il 23% stazionario e il 27% segnala un peggioramento. 

Sono 17 in tutto gli obiettivi e la percentuale di misure con variazione positiva è significativamente elevata per il Goal 17 (Partnership per gli obiettivi), trainata dagli indicatori che riguardano l’uso dell’ICT, in forte incremento durante la fase pandemica, e per il Goal 12 (Consumo e produzione responsabili), caratterizzato dagli avanzamenti nella gestione dei rifiuti. Nei Goal 6 (Acqua) e 9 (Infrastrutture) si registra invece il numero più alto di indicatori in peggioramento. In particolare, per quanto riguarda l’obiettivo Acqua pulita e servizi igienico-sanitari, nel 2020 nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile dei comuni capoluogo di provincia/città metropolitana sono stati erogati quotidianamente 236 litri per abitante (circa un litro in meno rispetto al 2018). Misure di razionamento dell’acqua sono state adottate, nel 2020, in 11 capoluoghi, tutti ubicati nel Mezzogiorno, mentre l’efficienza delle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile è, nel 2020, pari al 63,8% nei comuni capoluogo di provincia/città metropolitana (0,9 punti percentuali in più rispetto al 2018). Inoltre rimane elevata, seppur stabile, la quota di famiglie che dichiarano di non fidarsi a bere l’acqua di

rubinetto (28,5% nel 2021). È invece complessivamente in lieve aumento la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nella propria abitazione: 9,4% nel 2021 (8,9% l’anno precedente). 

Ad ogni modo, rispetto ai dieci anni precedenti, la comparazione è nel complesso più favorevole: il 59,9% delle misure è infatti in miglioramento, mentre il 16,7% resta stazionario e il 23,4% segnala un peggioramento. La percentuale di misure con variazione positiva è elevata per i Goal 17, 12, come già visto, 7 (Energia pulita), 5 (Parità di genere) e 2 (Fame zero), mentre nei Goal 11 (Città e comunità sostenibili), 13 (Cambiamento climatico), 4 (Istruzione) e 1 (Povertà) si registra il livello più elevato di misure in peggioramento.

Le nuove informazioni rese disponibili per misurare la convergenza tra Mezzogiorno e Centro-Nord indicano che, nel corso degli ultimi dieci anni, circa la metà delle 164 misure Istat-SDGs analizzate si caratterizza per una riduzione delle distanze tra le regioni (78 misure, pari al 47,6%); 32 (pari al 19,5%) invece sono stabili e 54 (32,9%) sono associate a un ampliamento della divergenza regionale.

Per tornare alle disuguaglianze di genere, per la maggioranza delle misure considerate (62, pari al 62%) si osserva una riduzione dei divari in favore delle donne: 11 misure sono stabili,mentre 27 presentano un ampliamento dei divari a svantaggio femminile. Le aree in cui si rilevano i più ampi miglioramenti sono Reddito e rischio di povertà, grazie ai più ampi progressi registrati dalla componente femminile rispetto a quella maschile in quasi tutte le misure considerate, ed Empowerment e inclusione, trainata dal maggiore incremento femminile della quota di permessi di soggiorno e, viceversa, dalla più consistente riduzione della percentuale di donne in attesa di giudizio. I differenziali di genere risultano invece più frequentemente stabili o in peggioramento nelle aree della Salute e delle Competenze.

 

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