Per il FMI le prospettive economiche globali si sono incupite
Solo un mese fa il Fondo Monetario Internazionale aveva tagliato le stime di crescita del 2023 al 2,7%
di Redazione
A ottobre il Fondo Monetario Internazionale aveva diffuso il World Economic Outlook, tagliando la crescita globale al 3,2% nel 2022 e al 2,7% nel 2023, indicando un’inflazione all’8,8% nel 2022 e al 6,5% l’anno a seguire e spiegando già un mese fa che «la crisi del costo della vita, l’inasprimento delle condizioni finanziarie nella maggior parte delle regioni, l’invasione russa dell’Ucraina e la persistente pandemia di COVID-19 pesano tutti pesantemente sulle prospettive».
Prospettive che in queste ultime settimane sono peggiorate ulteriormente. In occasione del G20 al via il 15 novembre in Indonesia, il Fondo Monetario Internazionale ha infatti pubblicato una relazione sullo stato dell’attività economica del globo, in cui si legge che oggi le prospettive sono più cupe di quanto non fossero un mese fa.
Secondo il FMI, infatti, «una quota crescente di paesi del G20 è passata dal trovarsi in territorio di espansione all’inizio dell’anno a livelli che segnalano contrazione. Ciò vale sia per le economie di mercato avanzate che per quelle emergenti, sottolineando la natura globale del rallentamento».
Mentre le ultime letture dei PIL di alcune economie, sottolinea il FMI, hanno sorpreso mostrando rialzi inaspettati, a preoccupare, spiega il Fondo Monetario Internazionale, sono stati gli ultimi rilasci dei PMI, che ad ottobre, soprattutto in Europa, hanno segnalato un rallentamento.
Nonostante ciò, secondo l’istituzione con sede a Washington, «i responsabili politici dovrebbero continuare a dare la priorità al contenimento dell’inflazione, che sta contribuendo a una crisi del costo della vita, danneggiando maggiormente i gruppi a basso reddito e vulnerabili».
Tuttavia, sottolineano i tecnici, «è probabile che in molti paesi sia necessaria una continua stretta fiscale e monetaria per ridurre l’inflazione e affrontare le vulnerabilità del debito, e prevediamo un’ulteriore stretta in molte economie del G20 nei prossimi mesi», con il rischio che queste azioni continuino a pesare sull’attività economia, soprattutto in quei settori, come l’edilizia abitativa, sensibili all’andamento degli interessi.