Il caro energia sta erodendo i risparmi di famiglie e imprese
Lo rileva il Centro studi di Unimpresa, sottolineando che l’incremento dei prezzi energetici ha interrotto la crescita dei risparmi complessivi degli italiani iniziata con la pandemia
di Redazione
L’incremento dei prezzi energetici, dovuto alla delicata situazione geopolitica internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina scatenata dall’invasione russa, sta intaccando i risparmi degli italiani. Lo rivela il Centro Studi di Unimpresa, riportando i dati raccolti dalla Banca d’Italia sui depositi di famiglie e imprese italiane.
Secondo Bankitalia, i risparmi degli italiani sono passati da 2.097 miliardi di luglio ai 2.047 miliardi di ottobre (-2,4%). Nell’arco di una manciata di mesi sono stati così bruciati circa 50 miliardi di euro. Unimpresa la definisce «una situazione drammatica», ammonendo che «stanno venendo meno le forze e la liquidità» per affrontare costi che sono diventati «insostenibili». Per sostenerli, le imprese e le famiglie italiano hanno fatto ricorso ai risparmi.
Le conseguenze del caro energia sono state ampiamente previste: una grossa fetta (circa 21 miliardi di euro su 35) dei fondi stanziati per la manovra, adesso all’esame del Senato e che molto probabilmente verrà licenziata dall’Aula di palazzo Madama entro il 29 dicembre e quindi in tempo per evitare la scadenza del 31 che avrebbe fatto scattare l’esercizio provvisorio, è destinata ad attutire l’impatto del caro energia sulle tasche di famiglie e imprese.
Il caro energia ha invertito una tendenza incominciata con lo scoppio della pandemia e che s’è interrotta con l’estate del 2022: a partire dall’inizio dell’emergenza sanitaria, complici le conseguenti difficoltà e l’elevata incertezza sul futuro, gli italiani hanno accresciuto sensibilmente i propri risparmi, il cui ammontare complessivo è passato da 1.823 miliardi nel dicembre 2019, a 1.956 miliardi nel dicembre 2020 sino a 2.075 miliardi in dicembre 2021.
Sono stati specialmente i conti correnti la forma di accumulo più usata, passati dai 1.182 miliardi a fine 2019 a 1.480 miliardi a fine 2021, per arrivare a 1.497 miliardi fino a luglio 2022 e poi scendere di 45 miliardi (-3%) a 1.452 miliardi a ottobre scorso.