Eurozona, rallenta la contrazione dell’attività economica
L’indice PMI si è portato vicino alla soglia dei 50 punti, attestandosi a 49.3. A novembre l’indice si era fermato a 47.8 punti
di Redazione
A fine 2022, nonostante i segnali di un rallentamento del declino, visto il calo solo marginale dell’attività del settore privato e al tasso più debole da luglio, l’economia dell’eurozona è rimasta ancorata in zona contrazione. Ad alleviare le pressioni sull’economia della regione è stato anche il nuovo e forte indebolimento dell’inflazione che ha rallentato il calo degli ordini e favorito un ulteriore rialzo della fiducia. Va però aggiunto che l’ottimismo economico generale è rimasto storicamente contenuto: ciò riflette le preoccupazioni delle aziende sulle prospettive del mercato energetico, l’alta inflazione e i crescenti rischi di recessione.
Allo stesso tempo, nonostante le minori pressioni sui prezzi, i costi energetici e del personale hanno mantenuto elevata l’inflazione dei prezzi di acquisto. Ciononostante, il mercato del lavoro ha di nuovo mostrato resilienza visto che l’occupazione è aumentata per il ventitreesimo mese consecutivo.
L’Indice destagionalizzato S&P Global PMI della Produzione Composita dell’Eurozona di dicembre ha registrato un valore inferiore a 50.0 posizionandosi per il sesto mese consecutivo in zona contrazione e registrando un forte declino dell’attività economica dell’eurozona. Gli ultimi dati d’indagine, in rialzo a 49.3 rispetto a 47.8 di novembre, hanno però indicato il calo più lento da luglio scorso, mese in cui l’attività ha iniziato a contrarsi.
Salgono quindi a due i mesi consecutivi in cui il ritmo di declino segnala un rallentamento. È ancora una volta il manifatturiero a costituire il freno principale della produzione complessiva di dicembre, considerando comunque che l’attività terziaria ha continuato a registrare un calo. Queste contrazioni estendono i rispettivi periodi di declino settoriali a sette e cinque mesi, con tassi tuttavia moderati in entrambi i casi.
Le aziende intervistate in sede d’indagine hanno principalmente collegato il rallentamento del volume degli ordini dell’eurozona all’indebolimento domanda, anche se alcune aziende hanno sottolineato gli effetti negativi dell’innalzamento dei tassi di interesse. L’inflazione ancora elevata ha inoltre ridotto il potere di acquisto dei clienti riducendone i livelli generali di attività.
Nei paesi dell’eurozona monitorati dall’indagine di dicembre ed i cui dati sono stati già pubblicati, c’è stato un rallentamento generale del declino. La Spagna è scesa solo marginalmente in zona contrazione, ed anche l’Italia si è avvicinata alla soglia neutra di 50.0. La Germania e la Francia hanno entrambe registrato un deterioramento più rapido della produzione rispetto a Italia e Spagna, ma solo modesto. Il settore privato dell’eurozona ha registrato a dicembre un crollo del flusso dei nuovi ordini, il sesto in altrettanti mesi. Le aziende campione lo hanno generalmente collegato alle deboli condizioni della domanda. Il calo delle nuove commesse è stato però il più debole da luglio scorso con quello del manifatturiero che ha continuato a superare rapidamente quello del terziario, visto l’alleggerimento delle scorte e le cancellazioni di ordini da parte dei clienti.
Nell’ultima indagine, si è anche registrato un forte deterioramento della domanda di beni e servizi da parte di clienti esteri, incluso il commercio all’interno dell’eurozona. Il calo è stato comunque il più debole degli ultimi quattro mesi. In assenza di nuovi ordini, le aziende dell’eurozona hanno intaccato ulteriormente l’accumulo di commesse inevase, come evidenzia la riduzione degli ordini in giacenza di dicembre. Nella seconda metà del 2022, il volume di ordini non ancora completati si è ridotto mensilmente, segnando un forte contrasto con i primi sei mesi dell’anno che hanno registrato un rapido accumulo di commesse inevase. La riduzione degli ordini in giacenza è stata particolarmente elevata nel settore manifatturiero.
Ad alleggerire la pressione sulla capacità operativa di dicembre ha contribuito l’espansione ulteriore degli organici, estendendo così l’attuale sequenza di creazione occupazionale iniziata quasi due anni fa. A fine 2022, l’aumento delle forze lavoro resta dunque un importante elemento in entrambi i settori.
Tuttavia, rispetto ai minimi in 21 mesi registrati a novembre, le assunzioni complessive sono rimaste complessivamente invariate. A dicembre, nei paesi dell’eurozona si è registrato un calo della pressione sui prezzi. L’inflazione dei costi totali è rallentata ai minimi in 19 mesi con una moderazione del tasso di incremento sia nel manifatturiero che nel terziario. La pressione dei costi è rimasta tuttavia elevata rispetto alla media storica, ma il suo indebolimento ha favorito una ulteriore moderazione dell’inflazione dei prezzi di vendita, che hanno registrato l’aumento più debole in un anno. In conclusione, con il rallentamento dell’inflazione e l’indebolimento del tasso di contrazione economica, la fiducia ha di nuovo indicato un miglioramento rispetto ai recenti minimi di settembre, salendo al valore più alto in quattro mesi. Detto ciò, il livello di ottimismo generale è rimasto più debole di qualsiasi altro valore registrato nei due anni precedenti a luglio, frenato dai rischi di recessione, dalle preoccupazioni sul mercato energetico e dall’alta inflazione.
(fonte: S&P Global)