Prezzi al consumo, l’inflazione scende a +10,1% su anno (da +11,6%)
La flessione si deve soprattutto al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati. Nel paniere 2023 entrano i massaggi estetici e la riparazione smartphone
di Redazione
Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel mese di gennaio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua, da +11,6% nel mese precedente. La flessione del tasso di inflazione si deve, spiega dunque l’Istat, soprattutto al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -10,9%) e, in misura minore, di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%); gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall’accelerazione dei prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +14,9% a +15,2%), dei Beni non durevoli (da +6,1% a +6,8%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,1% a +3,2%).
L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a gennaio da +5,8% del mese precedente a +6%, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2%. Su base annua, i prezzi dei beni evidenziano un profilo in rallentamento (da +17,1% a +14,2%), mentre quello relativo ai servizi evidenzia un lieve incremento (da +4,1% a +4,2%); si ridimensiona, quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni (da -13 di dicembre a -10 punti percentuali).
Si attenua la dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona che registrano un rallentamento su base tendenziale (da +12,6% a +12,2%), mentre al contrario si accentua quella dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5% a +9%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve prevalentemente ai prezzi dei Servizi per l’abitazione (+1,6%), degli Alimentari lavorati (+1,5%), dei Beni durevoli e non durevoli (+0,8% per entrambi), degli Energetici non regolamentati (+0,7%); un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli Energetici regolamentati (-24,7%) e di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (-1,6% a causa di fattori stagionali). L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +3,2% per la componente di fondo.
In base alle stime preliminari, aggiunge l’Istat, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dell’1,3% su base mensile, a causa dell’avvio dei saldi invernali dell’abbigliamento e calzature di cui l’indice NIC non tiene conto, e aumenta del 10,9% su base annua (in rallentamento da +12,3% di dicembre).
«Le stime preliminari – osserva l’Istat nel commento che accompagna la nota – evidenziano la netta attenuazione dell’inflazione, che a gennaio si attesta al +10,1% (livello che non si registrava da settembre 1984, quando il NIC fece segnare la medesima variazione tendenziale). Il rallentamento è spiegato in primo luogo dall’inversione di tendenza dei Beni energetici regolamentati (-10,9% su base annua). Rimangono tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. Si accentua inoltre a gennaio, la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti».
Paniere dei prezzi al consumo 2023
Nell’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo, l’Istat comunica che entrano, tra «i prodotti, rappresentativi dell’evoluzione dei consumi delle famiglie e delle novità normative», la visita medica sportiva (libero professionista), la riparazione smartphone e le apparecchiature audio intelligenti. Tra i prodotti a rilevazione tradizionale che rappresentano consumi consolidati, entrano nel paniere, il tonno di pescata e i rombi di allevamento (tra i pesci freschi di mare), il deambulatore (nell’ambito delle altre attrezzature ed apparecchi terapeutici), il massaggio estetico (per trattamenti di bellezza). Si amplia poi la gamma, aggiunge l’Istat, degli aggregati di prodotto a rilevazione scanner, relativamente a formaggi stagionati confezionati, frutta e vegetali freschi (limitatamente a prodotti non stagionali venduti a peso fisso). «Sono circa 33 milioni le quotazioni di prezzo (scanner data) provenienti ogni mese dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO), utilizzate nel 2023 per stimare l’inflazione – informa l’Istituto nazionale di statistica –; 393 mila sono raccolte sul territorio dagli Uffici comunali di statistica; oltre 192 mila dall’Istat direttamente o tramite fornitori di dati; più di 167 mila le quotazioni provenienti dalla base dati dei prezzi dei carburanti del Ministero dello Sviluppo economico».