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Migrazioni interne: guadagna popolazione il Centro-nord, in perdita il Mezzogiorno

Dal 2012 al 2021 il bilancio tra uscite ed entrate si è tradotto in una perdita netta di 525 mila residenti per il Sud

di Redazione

Nel 2021 il volume dei trasferimenti di residenza interni al paese, pari a un milione 423 mila (+6,7% rispetto al 2020), è quasi in linea con il dato del 2019 quando si registrava circa un milione 485 mila movimenti tra Comuni. L’aumento della mobilità residenziale si riflette sia tra i movimenti all’interno delle regioni (+7,4%) sia tra regioni diverse (+4,6%). La mobilità interna interessa soprattutto i cittadini italiani (in termini percentuali, quattro su cinque tra le persone che hanno cambiato residenza). Nel 2021 gli italiani che si sono trasferiti all’interno del paese sono circa un milione 167 mila, mentre i movimenti tra comuni degli stranieri sono 256 mila. In termini relativi, invece, rispetto alla popolazione residente, il tasso di mobilità interna degli stranieri è più del doppio di quello degli italiani: si spostano oltre 50 stranieri per 1.000 residenti, contro 22 italiani per 1.000. Sono i dati dell’Istat nel report Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente – Annno 2021, da cui emerge come il Mezzogiorno abbia perso più di 500 mila residenti in dieci anni

Foto di Aliaksei Lepik su Unsplash

A tale proposito va ricordato che nel 2020 le misure di contrasto alla diffusione della pandemia da Covid-19 hanno segnato «significativamente» la mobilità residenziale e le migrazioni da e verso l’estero, determinando un calo dei flussi migratori, in lieve ripresa soltanto negli ultimi mesi dell’anno. Ma nel corso del 2021 le misure di contenimento della pandemia, nel frattempo meno restrittive, hanno favorito, osserva l’Istat, «un lento riavvio della mobilità».

In valore assoluto, prosegue l’Istituto nazionale di statistica, le regioni in cui si registra il volume più elevato di iscrizioni e cancellazioni anagrafiche sono la Lombardia (324 mila iscrizioni e 310 mila cancellazioni), il Veneto (140 mila iscrizioni e 133 mila cancellazioni) e l’Emilia-Romagna (128 mila iscrizioni e 115 mila cancellazioni). In termini relativi, invece, rapportando il numero di iscrizioni e cancellazioni alla popolazione residente, la regione che mostra la dinamica migratoria interna più vivace è la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste, con tassi pari a 37 iscrizioni e 36 cancellazioni per 1.000 abitanti, seguita da Lombardia (33 iscrizioni e 31 cancellazioni per 1.000) e Piemonte (30 iscrizioni e 29 cancellazioni per 1.000). La regione meno dinamica è la Basilicata con tassi pari circa a 11 iscrizioni e 16 cancellazioni per 1.000 residenti.

I saldi migratori interni evidenziano la perdita o il guadagno di popolazione dovuti ai trasferimenti di residenza da una regione all’altra, spiega ancora l’Istat. In termini relativi i saldi migratori per 1.000 residenti più elevati si hanno in Emilia-Romagna (+3%) e nella provincia autonoma di Trento (+2,3%), quelli più bassi in Basilicata (-4,7%), Calabria (-4,3%), e Molise (-3,7%). In generale, le regioni del Centro-nord mostrano saldi netti positivi (in media, +1,3%); viceversa, quelle del Mezzogiorno riscontrano tutte perdite nette di popolazione (-2,5%). A livello sub-regionale, le province più attrattive, con saldo migratorio netto positivo più alto, sono Bologna (+3,7%), Ferrara e Piacenza (3,5%), Pavia, Monza-Brianza, Ravenna, Trieste e Parma (+3%). Le province che invece perdono più residenti, registrando saldi migratori netti più bassi, sono Crotone (-6,6%), Caltanissetta (-6%), Vibo Valentia (-5,7%), e Reggio Calabria (-5,2%). In generale si evidenzia perciò un lieve aumento delle migrazioni dal Mezzogiorno al Centro-nord. Nei dieci anni 2012-2021 sono stati pari a circa un milione 138 mila i movimenti in uscita dal Sud e dalle Isole verso il Centro-nord e a circa 613 mila quelli sulla rotta inversa. Il bilancio tra uscite ed entrate si è tradotto in una perdita netta di 525 mila residenti per il Mezzogiorno. Nel 2021 la ripresa della mobilità interna ha interessato anche gli spostamenti lungo questa direttrice. Ammontano a circa 112 mila i trasferimenti dai comuni meridionali verso quelli settentrionali, in lieve aumento (+3%) rispetto al 2020, ma in deciso calo (-17%) rispetto al periodo pre-pandemico.

Anche la dinamica dei flussi migratori con l’estero è stata condizionata dal dispiegarsi della pandemia e dall’incertezza che ne è derivata sia direttamente, per l’impatto delle chiusure e riaperture delle frontiere, sia per la rimodulazione dei progetti migratori. La ripresa del 2021 ha interessato così pure le iscrizioni anagrafiche dall’estero che nel 2021 ammontano a 318.366 (+28,6% rispetto al 2020), a livello nazionale il tasso di immigratorietà totale è pari a cinque immigrati per 1.000 residenti (+1,2 punti per 1.000 rispetto all’anno precedente). Al contrario, con riferimento alla componente italiana proveniente dall’estero, nel 2021 i rimpatri dei cittadini italiani sono pari a 75 mila, osserva l’Istat che registra un aumento del 34% rispetto al 2020 e del 10% rispetto al periodo pre-pandemico. I rimpatri provengono in larga parte da paesi che sono stati in passato mete di emigrazione italiana. Ai primi posti della graduatoria per provenienza si trovano Regno Unito e Germania (che, insieme, originano complessivamente il 27% dei flussi di immigrazione italiana), il 7% dei flussi di rientro proviene dalla Svizzera, il 5% dalla Francia, il 4% dalla Spagna. Per quanto riguarda le provenienze oltre oceano, il 5% dei rimpatri arriva dagli Stati Uniti, il 4% dall’Argentina e dal Brasile. La geografia dei rimpatri rispetto al territorio di destinazione – aggiunge l’Istat – varia leggermente se confrontata con quella delle immigrazioni dei cittadini stranieri: i primi si dirigono prevalentemente nelle regioni del Centro-sud (51% del totale) mentre gli stranieri immigrati scelgono le regioni del Nord nel 54% dei casi.

 

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