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Prezzi al consumo, rallenta l’inflazione (ma aumenta il carrello della spesa)

L’Istat rivede al ribasso le stime sull’anno, a febbraio +9,1%. Il dato acquisito per il 2023 è pari a +5,4% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo

di Redazione

L’inflazione rallenta, ma aumenta il carrello della spesa. Nel mese di febbraio 2023, l’Istat stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri un aumento dello 0,2% su base mensile e del 9,1% su base annua, da +10% nel mese precedente; la stima preliminare era +9,2%. Il rallentamento dell’inflazione, spiega l’Istat, si deve, in primo luogo, all’accentuarsi della flessione su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da -12% a -16,4%) e alla decelerazione di quelli degli Energetici non regolamentati (da +59,3% a +40,8%), i cui effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli Alimentari, sia lavorati (da +14,9% a +15,5%) sia non lavorati (da +8% a +8,7%), di quelli dei Tabacchi (da una variazione tendenziale nulla a +1,8%), dei prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,1%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +5,9% a +6,4%).

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L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi – aggiunge l’Istat –, accelera da +6% a +6,3%, quella al netto dei soli beni energetici da +6,2% a +6,4%. Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +14,1% a +12,4%), mentre al contrario si accentua quella relativa ai servizi (da +4,2% a +4,4%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -8 punti percentuali, da -9,9 di gennaio. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un’accelerazione in termini tendenziali (da +12% a +12,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rimangono pressoché stabili (da +8,9% a +9%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve prevalentemente ai prezzi degli Alimentari non lavorati (+2,4%), dei Tabacchi (+1,9%), degli Alimentari lavorati (+0,9%), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,8%), dei Beni durevoli (+0,7%), dei Beni non durevoli (+0,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,5%) e dei Servizi relativi all’abitazione (+0,4%); un effetto di contenimento deriva invece dal calo dei prezzi degli Energetici, sia regolamentati (-4,9%) sia non regolamentati (-4,2%). L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,4% per l’indice generale e a +3,7% per la componente di fondo.

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), conclude poi l’Istituto nazionale di statistica, aumenta dello 0,1% su base mensile e del 9,8% su base annua (in rallentamento da +10,7% di gennaio); la stima preliminare – informa quindi l’Istat – era +9,9%. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e dell’8,9% su base annua.

«A febbraio – è il commento dell’Istat che accompagna la nota – si consolida la fase di rapido rallentamento dell’inflazione (scesa a +9,1%). La flessione è frutto dell’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei Beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata. Tuttavia, si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei Beni alimentari, lavorati e non, dei Tabacchi e dei Servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale. Come conseguenza di tali andamenti, si accentua la crescita su base annua della componente di fondo (+6,3%) e quella del cosiddetto “carrello della spesa”, che risale a +12,7%, dopo il rallentamento osservato a gennaio».

 

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