Gli Stati Uniti si preparano alle presidenziali 2024
Il presidente Biden si ricandida e si aspetta che sia di nuovo Trump il suo sfidante. Intanto nel paese si registra un diffuso malcontento
di Fabio Germani
Se rieletto, il primato lo manterrà a maggior ragione. Ma già adesso, a 80 anni, Joe Biden è il presidente più anziano della storia americana. E dietro a Biden, in fatto di anzianità, si posiziona proprio Donald Trump, 70 anni al momento dell’insediamento a inizio 2017. Non è un caso, allora, se una discreta porzione di elettori democratici e repubblicani si dicono contrari a quella che, nel 2024, appare una più che probabile riedizione della sfida presidenziale del 2020. Secondo un sondaggio Reuters/Ipsos, infatti, il 44% degli elettori democratici ritiene che Biden non avrebbe dovuto ricandidarsi per un secondo mandato, mentre 34% degli elettori repubblicani sostiene qualcosa di analogo riguardo Trump. Nelle scorse ore, invece, Biden ha pubblicato online, come del resto anticipato dai media statunitensi nei giorni precedenti, un video in cui lancia la corsa per la rielezione. L’obiettivo proclamato dal presidente statunitense è quello di «concludere il lavoro fatto» e non mancano riferimenti proprio al suo predecessore, ritenuto evidentemente dal suo staff l’avversario di novembre 2024.
Biden, nonostante le difficoltà durante la gestione della pandemia e un’economia da risollevare (negli ultimi tempi, in ogni caso, si sono osservati miglioramenti su tutti i fronti, compreso quello dell’alta inflazione; ci saranno poi da valutare gli effetti del suo ambizioso piano economico che nel complesso comprende massicci interventi infrastrutturali, energia pulita, incremento di occupazione anche non qualificata), non ha mai goduto di ampi consensi. Ad oggi, secondo le elaborazioni di FiveThirtyEight, il tasso di approvazione si attesta al 42,1%, mentre “disapprova” l’operato dell’attuale inquilino della Casa Bianca il 53,6% degli americani. Allo stesso punto del mandato, i dati sono tuttavia in linea con quelli di Trump (tasso di approvazione al 41,1%, mentre si attestavano al 53% coloro che esprimevano pareri sfavorevoli alla sua amministrazione) e inferiori rispetto a quelli di Barack Obama (tasso di approvazione al 45,1%; al 48,5% i contrari).
La polarizzazione politica negli Stati Uniti resta un tema importante e si colloca in un quadro di trasversale sfiducia, come emerge da un recente sondaggio del Pew Research Center, secondo cui solo il 26% degli americani ha un’opinione favorevole del nuovo Congresso, con giudizi negativi pressoché distribuiti tra democratici e repubblicani. Inoltre si rileva un diffuso pessimismo che va anche oltre la politica. Le opinioni sull’economia – pure al cospetto dei progressi cui abbiamo già accennato – rimangono piuttosto negative e quasi la metà degli americani (46%) prevede un peggioramento delle condizioni economiche nel corso del prossimo anno. Inoltre l’istituto registra un aumento della quota di americani, dal 41% al 56%, convinti che il paese non sia in grado di risolvere molti dei suoi problemi.