Clima di fiducia positivo, ma l’incertezza per l’inflazione frena le intenzioni di acquisto
Rapporto Confcommercio-Censis: l’Italia sta attraversando una fase di transizione con segnali contraddittori
di Redazione
L’incertezza per l’inflazione e il rialzo dei tassi di interesse comprimono le intenzioni di acquisto. Ma le famiglie italiane prevedono che per la seconda parte dell’anno non ci siano grandi stravolgimenti, soprattutto per quanto riguarda redditi e consumi. Due famiglie su tre, infatti, prevedono che nel 2023 i redditi familiari rimarranno sostanzialmente identici rispetto a quelli dell’anno prima. Questa quota si ferma al 53,7% per i consumi mentre soltanto il 44,1% prevede di riuscire a mantenere gli stessi livelli di risparmio dell’anno scorso. È quanto emerge dall’Outlook Confcomercio-Censis, secondo cui l’Italia sta attraversando una fase di transizione con segnali contraddittori. Il clima di fiducia, però, risulta complessivamente positivo se si considera l’aumento delle famiglie che guardano al futuro con ottimismo, arrivate ad essere quasi la metà di tutte le famiglie italiane (47,6%). La ripresa economica che l’Italia ha sperimentato dopo una delle peggiori crisi mondiali ha sicuramente contribuito a far vedere al futuro con maggiore positività anche considerando la grande opportunità di cambiamento e investimento sul futuro offerto dai fondi previsti dal Pnrr. Resta comunque forte – si legge nel rapporto – l’incertezza e l’ansia verso un futuro che rischia comunque di offrire un ritorno a periodi di contrazione se non addirittura di recessione economica.
Sono proprio i risparmi che vedranno la variazione più consistente, viene spiegato nell’outlook. Quasi la metà delle famiglie intervistate (48,5%) teme di vedere i propri risparmi diminuire rispetto al 2022 mentre è solo il 20,4% che prevede un’ulteriore diminuzione dei consumi. Queste risposte, si sottolinea, sono sicuramente influenzate dalla possibilità ritenuta concreta che la dinamica inflattiva non venga annullata completamente nonostante tutti gli interventi di politica economica e monetaria messi in campo dalle Banche centrali. La conferma – spiegano Confcommercio e Censis – è nella quota di famiglie che nonostante tutto credono che i consumi siano destinati ad aumentare anche nel corso della seconda metà dell’anno (25,9%). A questa ipotesi si collega anche la bassissima percentuale di famiglie, pari al 7,4% nel 2023, che, nonostante tutto, prevedono di riuscire ad aumentare i risparmi. Tale quota si attestava al 10% circa nel pre-pandemia ed era comunque pari al 9,1% solo un anno fa.
Malgrado tutte le incertezze dovute alla fase economica che mostra i primi segnali di rallentamento dopo la crescita record registrata nel post-pandemia e il perdurare degli eventi bellici in Ucraina e la conseguente crisi internazionale, la quota delle famiglie pessimiste rispetto al proprio prossimo futuro – dicono Confcommercio e Censis – resta molto contenuta. Nel 2023 si registra il minimo storico tra chi ha dichiarato di guardare all’immediato futuro in maniera negativa. Le crisi internazionali e l’instabilità economica pesano nell’aumento significativo degli “incerti” che arrivano a rappresentare quasi un terzo delle famiglie italiane.