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Si amplia il divario economico tra Nord e Sud

Secondo l’ufficio studi della Confcommercio, il PIL – che a livello nazionale dovrebbe crescere dell’1,2% nel 2023 – riporterà quest’anno un +0,5% nel Mezzogiorno e un +1,4% nel Nord d’Italia

di Redazione

È previsto acuirsi il divario Nord-Sud nel corso del 2023. Se infatti la crescita nazionale dovrebbe attestarsi al +1,2% alla fine di quest’anno, al Sud il Prodotto Interno Lordo dovrebbe registrare un +0,5%, a fronte del +1,4% atteso per il Nord d’Italia. È quanto emerge dalla “Nota sulle economie regionali” dell’Ufficio studi Confcommercio, diffusa in occasione dell’Assemblea Generale della Confederazione.

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L’aumento del divario tra il Nord del Paese e il meridione, spiega l’associazione di categoria, è legato anche al calo demografico che a fine anno vedrà la popolazione italiana ridursi di quasi un milione di persone rispetto al 2019, la metà solo nel Mezzogiorno. Un calo notevole, che diventa ancora più importante si si prendono in considerazione gli ultimi 28 anni: rispetto al 1995 si contano oltre 900mila residenti in meno, con Molise, Calabria e Basilicata che hanno perso tra l’11 e il 12% della popolazione.

Al Sud si concentra anche la situazione più complicata per quanto riguarda l’occupazione. Il Mezzogiorno, secondo la ricerca, è l’unica area dove tra il 1996 e il 2023 è diminuito il numero di lavoratori. A quasi trenta anni di distanza, a fronte di una media nazionale del +6,5%, il Sud fa segnare un calo dell’1,7% contro il +13,1% del Centro, il +11,6% del Nord-Est e il +6,9% del Nord-Ovest. Le ultime due posizioni della “classifica” non a caso sono occupate da Calabria (-7,2%) e Campania (-5,2%), con all’opposto Lazio (+19%) e Trentino Alto Adige (+18,7%). Il calo occupazionale non può non far sentire il suo effetto sul Pil italiano, con il contributo del Sud che, sempre tra il 1995 e il 2023, è diminuito dal 24,1% al 21,7%.

Al contempo, il Sud è però anche l’area in cui le imprese dei servizi di mercato mostrano maggiore vitalità, con una crescita del 6,2% rispetto al 2012. In generale, l’Ufficio Studi evidenzia che il processo di terziarizzazione della nostra economia continua: le imprese che Confcommercio rappresenta hanno sfiorato i 2,8 milioni nel primo trimestre di quest’anno (il 54,8% del totale, record storico) e tra il 2012 e il 2023 sono cresciute complessivamente del 2,5% a fronte del calo del 2,6% del numero di imprese attive in tutti i settori economici.

 

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